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Capodanno sardo, il rito dell’olieddu: dalle foglie d’ulivo sulla cenere il destino d’amore di due persone

Il Capodanno sardo, così come in generale, era visto principalmente come momento di passaggio al futuro. Un vero e proprio “salto nel vuoto”, legato indubbiamente a rituali di presagio e auspicio, ormai scomparsi, ben lontani dallo sfarzo e dalla pomposità moderna.

Così molti dei riti di auspicio che accompagnavano il Capodanno sardo sono  andati ormai dimenticati. Interessante forma di auspicio cagliaritana, ormai in rapida estinzione, se non scomparsa del tutto, è l’olieddu, spiegata da Francesco Alziator ne “La Città del Sole” (1984).

Si ponevano delle foglie fresche d’ulivo sulla cenere calda e queste, in seguito a fenomeni di evaporazione prodotti dal calore, subivano bruschi spostamenti. Dagli auspici ricavati, in questo modo, i sardi interpretavano il destino d’amore di due persone. Più le foglie si allontanavano, più il sentimento andava a scemare; viceversa, le foglie più vicine indicano un possibile matrimonio.