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L’artista sardo Alessandro Olianas che riscopre la simbologia nuragica ora punta sul crowdfunding

 

Alessandro Olianas, artista cagliaritano, da anni cerca di decifrare gli antichi simboli della nostra civiltà più antica: “Cerco le tracce che rivelino gli aspetti spirituali delle nostre origini”.

Nel suo straordinario “Il ramo d’oro”, l’antropologo James Frazer raccontò di un collegamento indissolubile tra magia, religione e scienza, individuando il processo che dallo stato mitologico dei popoli arcaici culmina nel razionalismo scientifico della civiltà contemporanea. Di quello stato primigenio, legato a doppia mandata ai cicli della natura, alla ricerca dell’anima e a quella del senso della vita, manteniamo pochi ricordi collettivi ma molte tracce. Come enigmi da decifrare, troviamo simboli e frammenti sparsi ovunque nel territorio: oggetti e nelle immagini sacre, statuine femminili e maschili, amuleti, ceramiche decorate, ornamenti personali, tutte quelle cose insomma che in qualche misura contengono elementi formali capaci di delineare un quadro delle credenze e del sentire estetico delle comunità preistoriche della Sardegna, dal Neolitico fino all’Età del Rame. Indizi preziosi, per esempio, si trovano nelle così dette Domus de Janas. “A Putifigari, in un monumento eccezionale, incredibilmente quasi sconosciuto ai più, si trova una sorta di ‘faro’ per tutte le civiltà dell’antico Mediterraneo: è la necropoli di monte Siseri. E’ uno dei luoghi in cui si è concentrata la mia ricerca”.

Alessandro Olianas, trentacinque anni, cagliaritano, è uno di quegli uomini che i tedeschi definiscono “Der Suchende”: colui che cerca. Seppure abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita in un reale e metaforico viaggio, iniziato quando si è trasferito in Irlanda nel 2015, Olianas è tornato in Sardegna per ritrovare il bandolo della matassa: il filo rosso che collega gli antichi popoli antichi d’Europa in un’unica, grande tela. Imbevuta nel fuoco magico della spiritualità. Così racconta della sua ricerca. “Ho messo insieme i pezzi, come in un puzzle. Ho trovato un monumento in Irlanda, Bretagna Francese, un altro in Sardegna. Mettendoli insieme si delineava un quadro.

Nel territorio di Putifigari, piccolo centro al confine tra Nurra e Logudoro turritano, ho scoperto un luogo unico. È chiamato s’Incantu, l’incanto: mai nome fu più azzeccato per una meraviglia che risale a cinquemila anni fa, la più spettacolare delle domus de janas scolpite o dipinte scoperte nell’Isola. Al suo interno l’arte neolitica raggiunge l’apice grazie a complessità e armonia architettoniche, ricchezza e varietà di decori e colori, una ricercatezza legata al riguardo dei popoli prenuragici per i defunti. La tomba dell’architettura dipinta, unica visitabile, racchiude articolati e raffinati particolari scultorei a bassorilievo e a tutto tondo. Al centro del pavimento spicca un ipnotico focolare: quattro cornici concentriche e una coppella centrale, del diametro di un metro, destinata a contenere le offerte ai defunti. E’ un simbolo. Decifrarlo, capirne il linguaggio e lo scopo, trovarne il nesso e il collegamento con altre civiltà, è diventata la mia missione”. A

lessandro Olianas crede che quei simboli rappresentino il vocabolario spirituale dei sardi di molti anni fa: forse addirittura di millenni. E da tempo sta provando a decifrarlo.

Trovando straordinarie similitudini, per esempio con popoli celtici e nordici. “Credo fossero codici per mettere in pratica la divinazione, ossia il tentativo di ottenere informazioni, ritenute inaccessibili, da fonti soprannaturali; questa pratica si esprime spesso attraverso un rituale, solitamente in un contesto religioso, e può basarsi sull’interpretazione di segni, eventi, simboli o presagi, oppure manifestarsi attraverso una rivelazione. Ci sono sia pratiche di predizione del futuro di una persona, più quotidiane e a titolo individuale, sia pratiche con caratteristiche formali e sociali”. E’ quella che oggi l’atteggiamento assolutista della scienza chiama a magia: che assume forme diverse, ma che risponde al bisogno di sicurezza, di risposta alle incertezze della vita e all’universale e universalmente umana ricerca di senso. “Quella stessa magia che affascina Jodorosky” dice Olianas.

Che oggi sta provando a fare qualcosa di più: da quei disegni, da quei simboli arcaici sta elaborando nuove forme artistiche. “Disegni, Carte oracolo, Tarocchi : un’allegoria mantica non necessariamente collegata alla religione e al soprannaturale, ma alla ricerca di una profondità spirituale ritrovata, perduta”. Ora Olianas ha necessità di completare questo lavoro scegliendo la collaborazione dell’artista digitale Paola Pinna: “So che non è facile, ma sarebbe bello mettere insieme tutti coloro che si occupano di ricerca, di archeologia e di simbologia, per una tavola rotonda intorno al tema. Cerco qualcuno che sostenga il mio lavoro e credo nelle nuove tecnologia.

Il crowdfunding, per esempio. Perché no?

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