A febbraio un giovane nuorese aveva presentato denuncia nei confronti di C. F., ventenne nuorese, che ad agosto lo aveva aggredito, procurandogli lesioni giudicate guaribili in 30 giorni. L’aggressione era stata originata da futili motivi, legati ad una relazione sentimentale tra la giovane vittima ed una ex fidanzata dell’aggressore.

Nei mesi successivi all’aggressione le auto della vittima e dei suoi genitori erano poi state ripetutamente danneggiate con uno strumento da taglio.

Le indagini sviluppate dalla Squadra Mobile hanno permesso di raccogliere importanti indizi di responsabilità rispetto all’aggressione e alle minacce, anche tramite l’analisi dei social network. Oggi il ventenne non può più avvicinarsi alla vittima, dopo l’intervento della Polizia che ha dato esecuzione alla misura cautelare.

I poliziotti, durante una perquisizione, nell’abitazione del ragazzo hanno trovato anche 9 involucri in nylon termosaldati, con dentro delle dosi di marijuana pronte allo spaccio e un bilancino di precisione.

Sono passati due anni dal tragico giorno in cui Manuel Careddu, un ragazzo di Macomer, venne barbaramente ucciso sulle rive del lago Omodeo da un gruppo di coetanei.

Il gravissimo delitto ebbe una lucida e dettagliata regia, quella di Christian Fodde, secondo il Tribunale responsabile di aver pianificato l’uccisione di Manuel – per motivi futili, legati a un debito per droga  – e di averlo ucciso colpendolo con un piccone e poi con un badile.

Insieme a Fodde, altri ragazzi responsabili: Riccardo Carta, Matteo Satta, Giada Campus e Cosmin Nita. Ognuno dei giovani ha avuto un ruolo preciso nel delitto: avevano deciso di attirare Manuel in una trappola convincendolo a salire su un’auto per poi ucciderlo sulle sponde del lago “con una violenza inaudita” e sotterrarne il corpo.

Dopo il delitto, tornarono tranquillamente alla vita di tutti i giorni, convinti di averla fatta franca.

A tradirli, una microspia installata sulla macchina usata dai ragazzi per un’altra inchiesta, che ha rivelato l’agghiacciante verità.

I ragazzi si trovano in carcere, alcuni di loro hanno intrapreso un percorso rieducativo. Per la madre di Manuel, Fabiola, però non esiste pace.