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8 settembre 1943, l’Armistizio in Sardegna. La testimonianza: “A La Maddalena c’era l’inferno ”

 Articolo di Gianmarco Cossu 

 

8 settembre 1943, 76 anni fa l’Italia di Badoglio annuncia l’Armistizio con gli Alleati ed esce rovinosamente dalla Seconda guerra mondiale.  Da allora, però, per il paese è l’inizio di un dramma  durato anni. Lo Stivale viene in parte occupato dagli ormai nemici tedeschi e il centro-nord sottoposto al duro tallone nazifascista. Anche la Sardegna ha vissuto momenti estremamente terribili dopo l’8 settembre, soprattutto per chi si è trovato faccia a faccia di fronte alla morte nelle acque del Mediterraneo.

Efisio Sanna, un testimone ancora in vita

Efisio Sanna, monserratino e prossimo 98enne, è uno dei pochissimi testimoni ancora in vita di quel periodo e  della tragedia nelle acque de La Maddalena, con l’affondamento della corazzata “Roma” e la morte di 1600 persone. Nel 1941, a neanche 20 anni di età, il giovane parte per il servizio di leva alla Marina, sul mastodontico incrociatore “Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi”. « Venni assegnato all’assistenza delle mitragliere da 20 mm. Il mio compito era quello di portare le cassette delle munizioni e sistemarle vicino, pronte per essere caricate. C’era un sottufficiale che mirava, ma chi sparava era sempre il comandante della plancia. Poi venni assegnato all’assistenza dei cannoni da 100 mm. Un lavoro decisamente più faticoso».  Per Sanna ora cominciano anni passati lontano dalla sua famiglia. Nel marzo ’43 ha modo di fare una breve visita in Sardegna, dove trova Cagliari e Monserrato sventrate dalle bombe ma ancora capaci di piccoli gesti di umanità.

 

 

8 setembre ’43 in Sardegna, due fotografie d’epoca del giovanissimo Efisio Sanna, appena imbarcato sull’incrociatore “Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi”

 

Italiani e tedeschi, i difficili rapporti

Gli italiani, prima dell’8 settembre, lottano per mare e per terra a fianco dell’alleato tedesco. Eppure i rapporti non sono certamente eccellenti. Già dalla caduta del governo Mussolini, nel luglio del ’43, nei germanici cresce la diffidenza nei confronti di quelli che sembrano oramai essere prossimi “traditori” : «Ci guardavano male. Io mi trovavo a Napoli e rientravo dalla franchigia. Un tedesco, di guardia ai piroscafi, all’imbrunire mi ha intimato l’alt. Voleva una sorta di parola d’ordine che non conoscevo. Non ha voluto sentire ragioni e mi ha mandato via con una pedata.» racconta Sanna, che non risparmia racconti sui numerosi screzi successivi coi tedeschi.

Il caos dell’8 settembre ’43

L’8 settembre ’43 è l’inizio del dramma per l’Italia. Il proclama di Badoglio getta il paese nel caos e per il giovane Efisio e i suoi commilitoni cominciano le traversie per mare. «Noi ci trovavamo al porto di Genova, sempre pronti a un eventuale combattimento. La sera dell’8 abbiamo sentito l’annuncio dell’Armistizio alla radio e subito ci siamo abbracciati per la gioia. Pensavamo che la guerra fosse finita. Ma ecco che il comandante dagli altoparlanti ci metteva in guardia: “ragazzi, la guerra non è finita. Anzi, sta per cominciare”, lasciandoci disorientati».

L’inferno a La Maddalena

Con grande precisione e lucidità, a dispetto dei suoi anni, Efisio Sanna snocciola il susseguirsi degli episodi concitati, tra l’8 e il 9 settembre: «Eravamo tutti ai posti di combattimento, nel caso in cui i tedeschi attaccassero. Alle 23 abbiamo avuto l’ordine di partire. Tutte le navi, alcune dislocate a La Spezia, dovevano incontrarsi a La Maddalena. In prossimità dell’Asinara, tuttavia, da parte del ministero della Marina abbiamo ricevuto l’ordine di ripiegare, dato che La Maddalena era già stata occupata dai tedeschi. Tutti hanno ripiegato. La “Roma”, però, dove stava l’ammiraglio Bergamini, si è attardata nel girarsi ed è stata centrata da due bombe radiocomandate. Si è scatenato l’inferno. Io ero in plancia, ho visto il fumo, l’affondamento della nave e le persone in mare. A bordo c’era anche un marinaio sardo, Pacis».

La “Duca degli Abruzzi” allo sbando

La “Duca degli Abruzzi” è allo sbando. Dopo due momentanei approdi al porto di Barcellona, insieme a quelli di Lisbona e Tunisia, si vociferava su un possibile piano di autoaffondamento della nave per non consegnarsi nelle mani tedesche: «Non è successo niente di questo – continua Sanna – e in seguito un aereo inglese ci ha dato la rotta per Malta. Era pieno di carcasse di navi. Lì ci hanno disarmato e per un mese ci hanno tenuto come prigionieri».

Uno storico riconoscimento rilasciato a Efisio Sanna e ai componenti della “Duca degli Abruzzi” in occasione del primo “taglio” dell’equatore.

La fine della guerra e il ritorno a casa

Tempo dopo la “Duca degli Abruzzi”, lodata anche dal primo ministro Sir Winston Churchill, riprende il mare. Questa volta però come alleata degli anglosassoni: «Siamo andati nel canale di Suez e poi destinati al controllo della pirateria nell’Atlantico lungo le coste africane, dal Marocco al Sudafrica». Giorni e giorni di navigazione, con l’orizzonte perennemente colorato di blu. Nel Continente Nero non mancano avventure e imprese dal sapore esotico, come la cattura di un coccodrillo e il “taglio” della linea equatoriale.

Terminata la guerra, l’incrociatore “Duca degli Abruzzi” rientra in Italia ed Efisio Sanna viene congedato nel dicembre 1945. Ma ancora oggi, a quasi 98 anni e dopo tanto tempo il suo ringraziamento per essere rimasto ancora in vita non può che andare a una sola persona: «L’8 settembre è il giorno della natività di Maria e io in Lei ho sempre creduto – racconta commosso il signor Efisio – Noi saremmo dovuti andare a combattere, forse in Normandia o in Sicilia. Ma così non è stato. Io allora ringrazio oggi la Madonna che ci ha protetto e ci ha salvato».

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