Giornata internazionale della donna, ma ancora disparità e violenza. Loredana Rosa Brau: «Oggi più forti e resistenti che mai»
Non è certo una passeggiata, essere donne, di questi tempi. Ne parliamo con Loredana Rosa Brau, dell'associazione Voltalacarta.
Non è certo una passeggiata, essere donne, di questi tempi.
Difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, salari sempre più bassi rispetto ai colleghi uomini, lavoro domestico che viene considerato peculiarità femminile. E non solo, purtroppo i dati diffusi da Istat che riguardano i femminicidi e omicidi connessi creano una grande amarezza: la Sardegna è in controtendenza rispetto alla media italiana, dove questo tipo di delitti sono in calo.
Nel triennio 2016-2018 infatti l’Isola è balzata al quarto posto per numero di omicidi volontari di uomini (1,15 ogni 100mila abitanti) e seconda per numero di femminicidi (0,68). Come avviene anche in Liguria, Veneto, Provincia di Bolzano e Valle d’Aosta, sono in aumento i casi di donne uccise in ambito familiare.
Oggi, 8 marzo, si festeggerà la Giornata internazionale della donna – con le adeguate norme relative al Coronavirus – anche se la parità, ahimè, non è raggiunta.
Ne parliamo con Loredana Rosa Brau che, con l’associazione Voltalacarta, si occupa di sensibilizzare e informare riguardo la violenza di genere e le disparità che le donne si trovano, loro malgrado, a vivere.
«Il nostro impegno principale, come Voltalacarta, è da sempre l’informazione e la formazione delle fasce più giovani in merito alla parità di genere e, in particolare, al tema della violenza maschile contro le donne: è nostra ferma convinzione, infatti, che solo attraverso l’educazione si possa cambiare una realtà che presenta innumerevoli storture e ingiustizie, alla base delle quali c’è un’unica grande causa, la cultura patriarcale» dice Loredana Rosa.
«Lo ripetiamo sempre: la violenza maschile sulle donne non deve essere trattata in un’ottica emergenziale, ma è un fenomeno strutturale che ha radici profonde nella nostra cultura e con strumenti culturali e educativi deve essere combattuta. È un lavoro lungo e difficile che va fatto insieme, donne e uomini, perché soltanto insieme si può fare la differenza, come amiamo ripetere. Per questo, esortiamo alla consapevolezza e a un maggiore impegno uomini e ragazzi, anche perché è maschile la maggiore responsabilità delle ingiustizie che le donne subiscono, mentre troppo spesso l’iniziativa per agire un cambiamento è lasciata a queste ultime, vittime due volte di soprusi e ingiustizie. Il tema prioritario dell’educazione al rispetto e alle pari opportunità ci sta così tanto a cuore che circa tre anni fa abbiamo deciso di chiedere direttamente ai nostri giovani, studenti e studentesse dei licei ogliastrini, quali fossero le loro opinioni in merito a questi temi. Ne è nata una video inchiesta assai interessante, “Voci di un verbo plurale – Insieme si fa la differenza”, che ha avuto un notevole successo (con decine di proiezioni dentro e fuori dall’isola e l’attribuzione di vari riconoscimenti) e che costituisce un po’ la base di discussione dei nostri incontri formativi nelle scuole di ogni ordine e grado. Questo lavoro, vedendo protagonisti 24 giovani liceali, propone con un linguaggio accessibile a tutti il punto di vista (spesso sorprendente e a tratti anche assai divertente) di ragazzi e ragazze che riflettono su temi importanti come la violenza di genere, la difficoltà delle donne di ottenere pari opportunità anche lavorative (dalle differenze salariali al soffitto di cristallo), gli stereotipi e, non ultimo, il linguaggio di genere, argomento che personalmente, come attivista, appassionata linguista e insegnante di italiano, mi sta particolarmente a cuore. Il nostro video è anche informativo, in quanto, attraverso una serie di slide successive alle risposte spontanee degli studenti, fornisce dati aggiornati ufficiali sulle tematiche affrontate a livello sia globale che locale».
Incontri in cui si evidenzia, insomma, l’importanza non scontata del diritto allo studio come strumento fondamentale di emancipazione da retaggi discriminatori di genere, soprattutto per le ragazze.
«E raccontiamo attraverso documenti,» continua «studi statistici, testimonianze e filmati, quanto questo diritto non sia accessibile ancora in molte parti del mondo e quanto invece la scuola possa salvare la vita di milioni di bambine, sottraendole a violenze sessuali e gravidanze e matrimoni precoci. Portiamo avanti un confronto con le classi coinvolte attraverso varie attività ludico-didattiche e con un dialogo costante e direi “maieutico” che rappresenta per noi la spinta maggiore ad avanzare su questa non facile strada: negli ultimi anni abbiamo incontrato nelle scuole centinaia di ragazze e ragazzi giovanissimi che dimostrano spesso di essere molto più avanti di noi adulti rispetto a certi temi, riservandoci nei loro interventi magnifiche sorprese! Sono loro per noi la più grande fonte di incoraggiamento e speranza».
Le leggi contro la violenza maschile sulle donne, spiega Loredana Rosa Brau, ci sono già. Il problema? Non vengono applicate.
«Per ignoranza, convenienza politica o, banalmente, per mancanza di fondi» spiega. «Basti pensare alla Convenzione di Instanbul (di cui l’Italia nel 2013 è stata tra i primi firmatari), il documento più illuminato prodotto a livello internazionale, che dà direttive precise sul contrasto alla violenza di genere ma è quasi totalmente inapplicato nel nostro Paese. La stessa legge sul “codice rosso”, promossa dal governo gialloverde la scorsa estate, oltre a presentare diverse criticità operative, non è sostenuta da adeguate risorse economiche. E quel che è peggio, è che mancano leggi sull’educazione alla parità di genere nelle scuole: la cosiddetta Legge 107/2015 sulla “Buona scuola” dà disposizioni generiche e non vincolanti in materia, lasciando l’onere alle insegnanti più attrezzate e illuminate. Senza dimenticare quanto questo tipo di approccio venga osteggiato, attraverso lo spauracchio della fantomatica e ridicola “teoria gender”, dalle componenti più reazionarie della politica italiana e internazionale, che mirano senza nemmeno nascondersi alla restaurazione di un patriarcato medievale, ancora più retrivo di quello attuale, a discapito della libertà e dignità delle donne».
«Il recente rapporto del Grevio (Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne, l’organismo indipendente del Consiglio d’Europa che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul in tutti i paesi che l’hanno ratificata), chiede proprio una politica stabile, che strutturi sinergicamente la formazione e l’educazione, che metta in collegamento le diverse figure professionali, dai magistrati, alle forze dell’ordine, agli avvocati, agli ospedali, alla scuola ecc. Questa esigenza interdisciplinare è oggi un’urgenza totalmente disattesa, tranne che per il preziosissimo lavoro dei centri antiviolenza, troppo spesso vessati dalla scarsità o dai ritardi dei fondi erogati».
Ma come mai?
«Insomma, crediamo che nel nostro Paese manchi tutto il substrato culturale e professionale che si occupi di formazione e sensibilizzazione, direzione -spesso ostinata e contraria- verso cui ci preme andare in qualità di associazione attivamente impegnata sul territorio nella promozione dell’educazione ai diritti umani e alle pari opportunità. Le nostre iniziative partono da un territorio piccolo e spesso “marginale” come la nostra splendida Ogliastra, ma sono tese sempre a collocarsi su un tessuto di più ampio respiro, attivando sinergie e collaborazioni con associazioni e movimenti sia nazionali che internazionali».
«Le date come l’8 marzo, che noi preferiamo interpretare come #lottomarzo, sono importanti perché segnano momenti di riflessione e impegno; ma oltre a questa data, come Voltalacarta abbiamo organizzato numerosi eventi per il 14 febbraio (One Billion Rising) e il 25 novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne), sempre con una particolare attenzione all’informazione e all’educazione, più che alla semplice celebrazione, mentre il nostro impegno all’interno di contesti pubblici e educativi è quotidiano e non conosce ricorrenze particolari. Quest’anno le contingenze tristi che preoccupano e occupano in questi giorni il nostro Paese hanno cancellato i numerosi eventi legati alla odierna Giornata internazionale della donna (mi raccomando, non chiamiamola “Festa”!)».
«Oggi più che mai siamo chiamati a resistere a tante difficoltà, ogni giorno. Oggi dobbiamo essere più forti e resistenti che mai, perché il presente richiede grande determinazione e coraggio per costruire un futuro in cui abbia ancora senso credere nell’impegno per i diritti umani. Perciò, noi di Voltalacarta, che operiamo attivamente e quotidianamente nel contrasto alla violenza di genere, per #Lottomarzo quest’anno avevamo accolto l’invito dell’associazione nazionale partigiani/e italiani/e patrocinato dal Comune di Tortolì. Ancora una volta fermamente convinti dell’importanza della cultura e dell’educazione per promuovere una società più giusta all’insegna del rispetto e delle pari opportunità tra uomini e donne e sempre più certi che solo #insiemesifaladifferenza. Mi piace pensare che ognuna e ognuno di noi oggi, pur idealmente, abbia riservato un pensiero per questa Giornata, che speriamo di poter comunque presto tornare, pur in altra data, a “celebrare” e condividere con tante persone, il che è anche un sentito augurio per noi tutt* a riprenderci al più presto dalla difficile esperienza che stiamo affrontando».
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