Licia Colò con il suo programma Eden, fa tappa in Sardegna. Questa sera a Guspini incontra Daniela Ducato
Ancora una volta protagonista sarà la bellezza, costantemente in pericolo anche nel nostro Paese. Licia Colò, attraverso incontri con personaggi che in controtendenza ce l'hanno fatta, racconterà come si può combattere per difendere le realtà del proprio territorio.
Eden, il programma di Licia Colò, fa tappa in Sardegna. A Guspini incontrerà Daniela Ducato, nominata dal Presidente Sergio Mattarella Cavaliera della Repubblica per meriti ambientali,
che racconterà la sua splendida sfida vinta. Tutto questo per dimostrare che scienza, conoscenza, unione e volontà possono ancora invertire una rotta che a oggi sta mettendo in serio pericolo il pianeta.
Nella prossima puntata – in onda oggi, lunedì 17 febbraio 2020, alle 21.15 su La7 – si viaggerà dal Madagascar al Circolo Polare Artico, dall’entroterra italiano a New york, toccando temi che ancora una volta coinvolgono tutto il pianeta. Si parlerà dell’importanza della biodiversità attraverso un viaggio attorno al mondo che ci farà incontrare animali spesso sconosciuti ma meravigliosi che rischiano di scomparire a causa della distruzione del loro habitat.
Ancora una volta protagonista sarà la bellezza, costantemente in pericolo anche nel nostro Paese. Toccando tre regioni italiane – Lazio, Sardegna e Sicilia – Licia, attraverso incontri con personaggi che in controtendenza ce l’hanno fatta, racconterà come si può combattere per difendere le realtà del proprio territorio.
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Lo sapevate? Sotto il Regime, con l’autarchia, interi paesi sardi producevano l’orbace per le divise fasciste
Frutto di una sapiente lavorazione molto antica della lana di pecora, che rendeva il tessuto resistentissimo e soprattutto impermeabile, durante il Ventennio l'orbace visse un periodo di grande diffusione per decisione di Mussolini.
L’orbace, tessuto base del costume sardo, soprattutto maschile, veniva utilizzato per realizzare in particolare “Su Saccu”, un mantello da lavoro dalla fattura semplicissima che proteggeva dal freddo e dalla pioggia. Grazie a una tecnica particolare infatti, la follatura, la lana, lavata e selezionata, veniva divisa in base alla lunghezza delle fibre e poi filata. Le fibre più lunghe costituivano il filo dell’ordito del tessuto, quelle corte il filo della trama.
Una volta tessute le pezze venivano immerse in acqua calda e sapone, pressate e battute finché le singole fibre non si legavano così strettamente le une alle altre da non permettere ai liquidi passare, diventando impermeabili.
Mussolini apprezzò moltissimo le caratteristiche di questo tessuto e avendo fatto dell’autarchia una bandiera, decise che le divise di alcuni corpi come la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e delle organizzazioni giovanili, Balilla e Giovani Italiane dovessero essere realizzate con quel tessuto.
Dunque sotto il Regime, la produzione di orbace in Sardegna, dove di certo la materia prima, la lana di pecora, non mancava, visse un periodo di grande crescita. Interi paesi come Arbus e Tiana furono impegnati nella tessitura e vissero un breve periodo di prosperità economica. La richiesta era così alta che si passò dalla produzione manuale a quella meccanica.
Furono infatti installate delle “Gualchiere”, macchine azionate dalla forza di pale spinte dall’acqua simili a quelle dei mulini che azionavano una serie di pistoni che battevano il tessuto per infeltrirlo. A Tiana è ancora presenta una gualchiera perfettamente funzionane. Finito il fascismo però e con l’avvento di tessuti sintetici impermeabili, la produzione di orbace è andata lentamente scomparendo, attualmente ci sono pochissimi artigiani specializzati che la producono.
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