Emanuela Loi ha 26 anni e ha un sogno. Vuole diventare un agente di Polizia. Come il padre e come la zia, uccisa dalla mafia il 19 luglio del 1992 a Palermo con Paolo Borsellino e la sua scorta.

Emanuela vive a Monastir, quando la zia morì era nella pancia della mamma. Nacque quattro mesi dopo e da allora ha la stessa voglia e la stessa passione della zia. Vinto il concorso, Emanuela ha accarezzato questo sogno ma poi tutto è cambiato, a causa di un emendamento della Lega, approvato dal precedente Governo, che ha abbassato il limite di età da 30 a 26 anni con il diploma di scuola superiore, mentre prima bastava la licenza media.

Emanuela è stata scelta ma ha superato i 26 anni. Il nuovo governo dovrebbe porre rimedio, come promesso, altrimenti rimarrà solo il giudizio della magistratura che si pronuncerà al ricorso nell’aprile del 2020. Un cavillo che potrebbe far sfumare un sogno, il sogno della nipote di Emanuela.

Il 16 dicembre si è parlato a Tortolì, al Teatro San Francesco davanti ad una platea composta da studenti delle superiori, di perdono, in un incontro organizzato dalla diocesi di Lanusei guidata dal Vescovo Antonello Mura.

L’incontro, moderato dalla giornalista Claudia Carta, ha visto protagoniste Silvia Melis e Caterina Muntoni. La prima, consulente del lavoro tortoliese, venne sequestrata nel febbraio del 1997 e ritrovò la libertà solo a novembre di quell’anno. La seconda è la sorella di Don Graziano, il parroco che venne ucciso a Orgosolo alla vigilia di Natale del 1998.

Entrambe hanno sottolineato con fermezza ma anche con emozione, come la fede sia stata per loro di immenso sostegno e come il perdonare non voglia dire dimenticare ma sia comunque il solo presupposto per andare avanti, voltare pagina e cercare di riprendersi la vita.

Presenti al dibattito anche il vescovo Mura e l’avvocato Stefano Stochino del Foro di Nuoro.

(La foto è di Don Evangelista Tolu)