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Tutto quello che c’è da sapere sul gatto selvatico, la parola all’Agenzia Forestas

Tutto quello che c’è da sapere sul gatto selvatico si trova scritto sul sito dell’Agenzia Regionale Forestas.

Felino carnivoro, presente solo nelle zone interne e montuose, nei boschi dell’Isola. È difficilissimo riuscire a vederlo, quasi impossibile fotografarlo: specie elusiva per eccellenza (sia per l’habitat sia per le abitudini).

Agile e veloce nell’arrampicarsi sugli alberi. Non attivo nelle ore notturne né in quelle soleggiate, preferisce l’alba e il tramonto, trascorrendo il giorno nella sua tana o nascosto tra la vegetazione.

Cacciatore infallibile, ama i vertebrati di piccola e media taglia vivi: topi selvatici, topi quercini e ghiri, piccoli passeriformi, rettili e anfibi.  Anche la pernice, la lepre ed il coniglio rappresentano prede succulente.

Una caratteristica del gatto selvatico è l’abitudine di graffiare i tronchi degli alberi e degli arbusti : lo fa sia per affilarsi le unghie, sia come segnale territoriale per i suoi simili.

Il gatto selvatico sardo si distingue nettamente dal tipo continentale e deriva direttamente dalla specie nord-africana: la sua introduzione in Sardegna risalirebbe all’epoca dei Fenici, originato dall’inselvatichimento di gatti utilizzati per prevenire le infestazioni dei ratti nelle navi.

Fondamentalmente solitario, il gatto selvatico si accoppia una volta l’anno, all’inizio della primavera (fra febbraio e marzo).  Le nascite si verificano in maggio-giugno e la prole è accudita dalla madre per circa 3 mesi.

Areale di distribuzione:

F.silvestris ha larga distribuzione paleartica. Il taxon lybica è caratteristico della Sardegna e del Nord Africa. Il suo ingresso in Sardegna è avvenuto in tempi storici attraverso i Fenici, sia trasportato sulle navi a protezione delle scorte alimentari dai ratti sia anche come animale da compagnia.

Identificazione:

Molto più robusto e forte rispetto ai gatti domestici (lunghezza testa-corpo: fino a 70 cm). Ha una caratteristica coda, lunga circa metà del corpo, che termina di netto come se fosse tagliata. La testa è rotondeggiante, il muso corto e poco appuntito; occhi grandi e frontali; orecchie dritte, appuntite, terminanti in un ciuffo auricolare caratteristico della forma sarda. Il colore del mantello somiglia a quello del soriano: grigio cenere o grigio giallastro, ha un’ornamentazione nera, striata sul corpo e ad anelli nella coda e nelle zampe. Le strie longitudinali della testa confluiscono in una lunga stria dorsale che termina nella coda; da questa si dipartono quindi le strie trasversali sui fianchi che si confondono con il resto del mantello nella parte ventrale. Differisce dalla specie nominale per i peli dorsali che sono più lunghi di quelli latero-ventrali, la coda meno folta e la presenza dei ciuffiauricolari.

Habitat:

Specie molto rara, elusiva e difficilmente osservabile. Frequenta quasi esclusivamente gli ambienti forestali, soprattutto di latifoglie, con fitto sottobosco, leccete e macchie fitte,le zone rocciose montane e i valloni più impervi ed accidentati. Agilissimo e veloce nell’arrampicarsi sugli alberi; attivo soprattutto all’alba e nelle ore crepuscolari, raramente di notte, trascorre il giorno in tana o nascosto tra la vegetazione; si nutre esclusivamente di vertebrati di piccola e media taglia vivi, preferibilmente di roditori selvatici (topi selvatici, topi quercini e ghiri), piccoli passeriformi, rettili e anfibi. La pernice sarda, la lepre ed il coniglio rientrano nella sua dieta nei siti dove sono abbondanti.

Riproduzione:

La maturità sessuale viene raggiunta a circa 9 mesi. L’accoppiamento avviene tra febbraio e marzo; la gravidanza dura 8 – 9 settimane e i piccoli, da 2 a 6 nascono nella primavera, tra aprile e giugno. Si rendono indipendenti al terzo mese. Solitamente avviene un solo parto all’anno. E’ una specie solitaria e gli unici momenti di socialità sono l’accoppiamento e le cura parentali.

Status di conservazione:

Specie rara a livello regionale ed europeo, a status indeterminato a livello italiano.

Fattori di minaccia:

La specie è minacciata dal bracconaggio, dalla frammentazione e dall’antropizzazione dei suoi habitat con conseguente possibilità di inquinamento genetico per la presenza di gatti domestici e di gatti inselvatichiti.

Grado di protezione:

Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); DIRCEE 43/92 All. D; Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.

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