“Negli ultimi 4 mesi i detenuti nelle carceri sarde sono costantemente aumentati. Tra aprile e agosto l’incremento è stato del 6,19%. Erano infatti 2.148 mentre attualmente sono 2.281. Nello stesso periodo è cresciuto anche il numero dei cittadini stranieri dietro le sbarre. Erano 653 e sono diventati 704 (+7,81%). Numeri che documentano, ancora una volta, come la Sardegna venga utilizzata per alleggerire altre strutture penitenziarie della Penisola facendo venire meno il principio della regionalizzazione della pena”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, prendendo in esame gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Giustizia relativi alla situazione detentiva al 31 agosto 2019.
“Occorre ricordare – sottolinea – che i detenuti sardi sono 1.086. Un numero ben diverso da quello attuale dentro le carceri isolane. C’è poi un aspetto molto significativo relativamente alla concentrazione dei ristretti. A “soffrire” sono specialmente le Case Circondariali “Ettore Scalas” di Cagliari-Uta con 578 presenze (142 stranieri – 25 donne) per 561 posti e “Giovanni Bacchiddu” di Sassari-Bancali con 473 presenze (178 stranieri – 16 donne). Si tratta di 1.051 persone, molte con gravi problematiche psichiche, concentrate in due Istituti dove peraltro il numero degli operatori penitenziari (Agenti, Educatori e perfino Amministrativi) è insufficiente per garantire interventi riabilitativi e di reinserimento sociale”.