Nuoro divenne provincia durante il fascismo, nel 1927. Il regime nominò primo presidente il Prefetto Ottavio Dinale che diede un notevole impulso alla costruzione di importanti infrastrutture. La prima fu proprio il palazzo delle Poste, disegnato da Angiolo Mazzoni che progetterà poi uffici postali in diverse parti d’Italia.

La costruzione, molto originale, per i diversi volumi, della torre, delle terrazze, di una finta parete perpendicolare al corpo dell’edificio, le decorazioni di trachite rossa, e un leone che ricorda la scultura della basilica medievale di Santa Giusta,rappresentava una vera novità architettonica.

Come si può vedere dalla foto, però originariamente, sul lato sinistro dell’edificio c’era una parte in più che è stata demolita negli anni ’60. Al suo posto venne costruito un anonimo edificio. Ma fu un grave errore, all’interno infatti ospitava un cortile realizzato con soluzioni architettoniche davvero interessanti, in particolare il portale e le decorazioni.

Fino al Medioevo il vero Capodanno sardo si festeggiava a settembre. La forte vocazione agropastorale dell’isola, unita al lungo periodo di dominazione bizantina, infatti portò la Sardegna a seguire il calendario bizantino e non quello gregoriano, dove l’anno iniziava il 1 settembre e terminava il 31 agosto. Per questo motivo l’intero mese venne chiamato “cabudanni”, termine che deriva dal latino “caput anni”, ovvero, “inizio dell’anno”.

A settembre, infatti, si svolgeva l’ultimo ciclo delle attività agricole e pastorali, che precedeva il lungo periodo di quiescenza invernale della Natura. Da sempre, quindi, era il legame con la terra a condizionare notevolmente i ritmi della vita e le tradizioni del popolo sardo. Al Capodanno settembrino erano quindi legate alcune usanze e tradizioni ben auguranti. Conosciamo molte di queste usanze grazie ai racconti di Grazia Deledda, che – come sappiamo – ha saputo tramandare un mondo antico e “primitivo” fatto di credenze popolari, riti e leggende.

Sebbene non accompagnato da celebrazioni solenni, come la Pasqua o il Natale, il Capodanno era il momento più adatto per fare al destino domande sul futuro (molte fanciulle in età da marito si domandavano quando si sarebbero sposate) e invocare sui raccolti la benedizione del divino.