Nel progetto politico dell’assessore regionale al Turismo, Gianni Chessa la rivoluzione verrà fatta abbattendo i vincoli ambientali. Di recente ha detto: «Sono troppi, impediscono la realizzazione di campi da golf che potrebbero creare migliaia posti di posti di lavoro». Un’affermazione che ha sollevato un polverone mediatico e che ha suscitato le più disparate reazioni nell’opinione pubblica.
Desiderosi di dare spazio e voce alle pluralità di opinioni, pubblichiamo integralmente le considerazioni dell’imprenditore ogliastrino Silvio Usala rispetto all’idea di sostenere in Sardegna – e in particolare in Ogliastra – la realizzazione di campi da golf.
«Premetto di non conoscere l’Assessore regionale al Turismo G. Chessa, che se lo vorrà, potrà rispondere in prima persona con le ragioni della sua proposta. Poiché però sono convinto della bontà della sua idea quale strategia ed opportunità di sviluppo dell’Ogliastra, dove vivo, vorrei fare alcune considerazioni al riguardo, così che i lettori possano farsi un’opinione più chiara.
Non vorrei, infatti, che passasse il concetto che i campi da golf possano favorire soltanto un tentativo di speculazione, cementificazione selvaggia e inquinamento del nostro territorio, così come potrebbe apparire dal tenore di quell’articolo. In primo luogo, se l’incentivazione dei campi fosse approvata nel breve termine, verrebbe meno uno dei freni allo sviluppo turistico: la brevità della stagione turistica, legata solo al mare, esclusiva dei mesi di luglio e agosto.
In un momento in cui, nel settore del turismo, la durata del soggiorno si riduce, il golfista invece si trattiene più a lungo, perché vuole giocare sui diversi campi della regione e quindi conoscerne le bellezze. Una considerazione non meno importante è che metà degli spostamenti di chi viaggia per il golf è in periodi di bassa stagione, quindi il golf può creare movimento durante tutto l’anno. Il risultato sarebbe anche un notevolissimo incremento di turisti, vantaggioso all’attesa riapertura dell’aeroporto di Tortolì.
L’idea strategica alla base è, infatti, quella di creare un’ulteriore attrazione, (oltre beninteso alla promozione del patrimonio culturale, archeologico, naturalistico ed enogastronomico) che consenta al territorio di ospitare i turisti appassionati di questo sport, che in Europa conta milioni di praticanti e che sarebbero il motore principale di un indotto turistico tale da far raggiungere incrementi rilevanti, perché è diventato lo svago di un numero sempre più crescente di persone, di tutte le età, non essendo più uno sport elitario.
Un bel campo da golf farebbe guadagnare tutti, la nostra Regione però finora vi ha investito poco; in Sardegna si contano solamente quattro campi, troppo pochi per far maturare e produrre frutti interessanti per l’isola. Solo in quello di Is Molas, creato nel 1981 ed aperto tutto l’anno,grazie anche alla vicinanza dell’aeroporto di Elmas, si svolgono campionati sia nazionali che internazionali.
Finora, le mete privilegiate del golfista europeo sono rimaste in prevalenza l’Andalusia spagnola e l’Algarve portoghese, dove peraltro lavorano molti nostri giovani emigrati. Il golf crea guadagni: è dimostrato che il golfista è molto esigente e spende da 3 a 5 volte di più di un altro turista, mediamente da 250 a 300 euro al giorno.
Il golf implica la realizzazione di strutture eleganti, in armonia con l’ambiente; potrà contribuire a far ripartire il settore edile, l’artigianato ed il consumo di prodotti enogastronomici, tipici locali. Avremmo il mercato in casa e serviranno minori risorse da impiegare nella conquista di consumatori per i nostri prodotti di alta qualità e di nicchia.
La Sardegna è piena di spazi e aree rurali incolti che risultano serviti da adeguati impianti d’irrigazione e quindi non servirebbe trasformare i terreni coltivati e già produttivi. Nessun oliveto o vigneto dovrà essere espiantato a tale scopo.
E seppure, come hanno detto alcuni, il problema fosse quello dell’irrigazione, si può pensare facilmente al riciclo dei milioni di metri cubi di acqua che dai depuratori di tutta l’isola scorrono in mare, senza alcun intelligente utilizzo. E’ cosa risaputa inoltre che i prati ora utilizzati per il golf richiedono una percentuale di acqua inferiore del 40% rispetto al passato. Così come non è richiesto affatto l’uso dei pesticidi. Il clima mite dell’isola che consente di giocare per la maggior parte dell’anno, al contrario di ciò che avviene nel nord Europa, costituisce un importante punto di forza.
Si può facilmente comprendere come il golf, dunque, debba e possa essere una risorsa importante, se non risolutiva, per destagionalizzare l’offerta turistica sarda, di cui tutti parlano, senza però individuare concretamente il come. Ben vengano dunque lo snellimento burocratico e le agevolazioni di cui parla il nuovo Assessore regionale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA