Al via a Oristano la Sartiglia 2019. L’edizione di quest’anno dovrà superare le polemiche e i guai giudiziari della passata edizione e ritrovare la devozione dei tanti appassionati che ogni anno seguono la giostra equestre più famosa dell’Isola.

Secondo il sindaco di Oristano Andrea Lutzu questa sarà l’edizione del riscatto. Quello che è certo è che la macchina messa in moto per questa edizione è costata quasi mezzo milione di euro con tribune certificate, tornelli a controllo elettronico per l’accesso degli spettatori, new jersey di cemento armato, medici, veterinari, ambulanze, personale qualificato addetto ai varchi. Metà dei finanziamenti è coperta da contributi pubblici, l’altra metà dagli sponsor privati.

Garantita la sicurezza sulla quale, sostiene Lutzu, gli organizzatori della manifestazione non hanno nulla da imparare da altri nell’Isola. Lo spettacolo di oggi, domenica 3 marzo, è curato dal Gremio dei Contadini, con su cumponidori Claudio Tuveri; mentre quella di martedì 5 marzo sarà curata dal Gremio dei Falegnami con su cumponidori Davide Musu e gli altri 115 cavalieri che prima sfileranno sul percorso di via Duomo e poi i prescelti dal capocorsa correranno alla stella e si esibiranno nelle pariglie acrobatiche sulla pista di via Mazzini.

A contorno della giostra sarà aperto il Villaggio Sartiglia con un’offerta gastronomica e alimentare, spettacoli, laboratori e merchandising col marchio Sartiglia, e la rassegna Mediterranea, curata dalla camera di Commercio con le migliori produzioni artigianali del territorio in esposizione e vendita all’ex Teatro san Martino e in alcuni antichi palazzi a due passi dai percorsi della Sartiglia.

Domenica e martedì, dopo le giostre, ci saranno i concerti e i dj set organizzati in piazza Roma dall’amministrazione comunale in collaborazione con la Pro Loco.

Il 3 marzo di 152 anni fa fu inaugurata la prima vera diga della Sardegna realizzata con tecniche moderne. Stiamo parlando della diga di Corongiu, situata nei monti del territorio del Comune di Sinnai e ancora oggi attiva (vedi foto). Si trattò di un’opera avveniristica non solo per la Sardegna, ma anche per l’Italia: l’invaso ricavato fu infatti il primo bacino artificiale realizzato in Italia mediante sbarramento di corso d’acqua in valli montane.

«Dal fattone esame rimasi convinto che quest’opera riuscir deve di somma utilità non solo alla città di Cagliari, ma all’intera Sardegna. Finché Cagliari difetterà di acqua, il suo porto sarà sfuggito dai naviganti ed il commercio marittimo resterà stazionario. A parer mio questa opera è la più feconda, in utili risultati, la più giovevole all’Isola, che intraprendere si possa nelle attuali circostanze».

Così Camillo Benso Conte di Cavour, nel 1857 scriveva all’Intendente generale di Cagliari e gettando le basi per la prima diga costruita in Sardegna. Il progetto dell’opera fu realizzato dall’ingegner Felice Giordano e i lavori si protrassero dal 1861 al 1867.

Il 3 marzo ci fu il primo zampillo d’acqua in piazza Yenne, già allora cuore pulsante di Cagliari – e da quell’istante la diga e l’invaso furono operativi.

Tra il 1925 e il 1939, la Società italiane per condotte e acque diede al bacino di Corongiu la forma che assume al giorno d’oggi con un sistema di tre dighe di tipo “gravità” in pietra e granito in grado di scaricare 30 metri cubi d’acqua al secondo.