Claudia è bellissima, ma più che bella è splendente, illuminante e, aggettivo non a caso, positiva. Ha 37 anni e da tempo lotta con il male dei nostri giorni, il cancro. Ma la sua, più che lotta è diventata accettazione: per un percorso di vita di certo non scelto ma capitato, come, d’altronde, tutte le cose dell’esistenza.

Claudia ha deciso, in questa sua seconda fase di “battaglia”, di creare un mantra che inizialmente era il suo, personale modo di affrontare il tumore, le cure e il tempo. Da pensiero e motto personale, il BePositive è diventato ormai virale su Facebook e Instagram, si nutre delle emozioni sue, mie, di chiunque voglia partecipare e vuole cambiare la nostra visione della vita e del presente. Ma la persona giusta per raccontare bene cosa sia, com’è nato e a cosa “serva” è proprio lei, Claudia, la regina e messaggera del BePositive.

Claudia con il marito Francesco

Cosa è il BePositive?

Il BePositive è la TRANSAZIONE DALL’AVERE ALL’ESSERE. Spostando l’attenzione da ciò che pensiamo di avere (ricercandolo nella materia) a ciò che REALMENTE ABBIAMO: L’ESSENZA. Il BePositive è il carburante, NUTRE ogni giorno e permette di RINIZIARE IL PRESENTE, UN NUOVO GIORNO CON LUCE e invadendo la mia vita e di chi mi sta accanto. Il BePositive inteso come ricercare il bello, inteso come senso, come dono e come motivazione. Credo al Pensiero Positivo come linfa vitale per Vivere pienamente ogni giorno che ci viene donato. Credo al Pensiero Positivo perchè è capace di dare significati nuovi al nostro andare, a tratti faticoso e pieno di cose da fare. Credo al Pensiero Positivo perchè è la spinta giusta per vivere nella dimensione della GRATITUDINE. Credo al Pensiero Positivo e lo dono e resto in attesa del dono perchè è il bene, il bello, il buono possa diventare virale. Riempire le nostre pagine dei colori dell’arcobaleno, riempire i nostri cuori e le nostre menti della gioia pura del non-essere soli ma a essere in tanti a percorrere le strade di questa nostra vita.

Quando e perché nasce?

Cinque mesi fa arriva un nuovo stop nella mia vita, per la seconda volta è arrivata una seconda diagnosi di cancro, ma con un percorso totalmente differente perché sono una metastatizzata, così mi sono dovuta fermare e  “guardarmi dentro”. Così con lo scorrere dei giorni ho iniziato ad annotare su un diario, frasi e pensieri per trovare la motivazione e RIPARTIRE con la GIUSTA CARICA. Poi una mattina questo pensiero l’ho fissato su un cartoncino, l’ho fotografato e postato su Facebook. Da qui è nato #BePositive. Su Facebook ho chiesto a chi volesse di condividere una frase, una idea, un pensiero positivo”. Le risposte sono arrivate subito e sono stata inondata da tanti aforismi, citazioni o semplici riflessioni tutte con un denominatore comune: #BePositive #ClaudiaSun. La prima persona, oltre me, a credere nel Bepositive è stata Maria DOLORES PALMAS, infermiera dell’Oncologia medica dell’ospedale Businco di Cagliari e LEADER del GRUPPO ABBRACCIAMO UN SOGNO. Lei mi disse un giorno: “Questo messaggio positivo mi ha emozionato tanto e devi cavalcare questa iniziativa. Sei la persona giusta per fare il coach di questo messaggio positivo”.

Vorrei riportare le parole di Dolores in un’intervista nella testata giornalistica web Fattore K: “Del resto il Gruppo Abbracciamo un sogno si fonda sul messaggio che DI CANCRO SI VIVE: non ci tappiamo gli occhi, sappiamo che può metastatizzare, che alcune storie possono non andare bene, però sappiamo anche che la vita è oggi. E’ inutile che continuiamo ad agitarci e a portarci avanti, perché sull’avanti non possiamo metterci la firma. Dobbiamo sapere cosa fare oggi per arrivare a domani. Non è neanche ieri, perché ieri la diagnosi c’è stata, va bene, è stata un cazzotto, ma SI deve vivere il presente. Claudia è la persona giusta per fare il coach di questo messaggio positivo. I social ci portano in casa un sacco di negatività e di fondamentalismi negativi, i media continuano a riversare nero dove si vogliono tirar fuori i colori. E allora dobbiamo fermarci e riuscire a cogliere quelle sfumature che ci sono”.

Quindi un GRAZIE DI CUORE A DOLORES PER CREDERE SEMPRE NEI NOSTRI SOGNI E NUTRIRE I GIORNI DI COLORE CON CHI COME NOI CREDE nel messaggio positivo. Così ho deciso di trasformare il pensiero positivo nella mia prospettiva di vita. Il BePositive lo definirei un mantra del pensiero positivo, in grado di offrire un nuovo senso offrendo INTENSITA’ E TONALITA’, una motivazione per nutrire il TEMPO PRESENTE. Quest’ultimo spesso snaturato da una visione narcisistica della società, ci siamo persi in un labirinto di specchi, filtri “alterati” e zoom deformanti.

A chi è rivolto?

E’ RIVOLTO A TUTTI!!! Voglio SOTTOLINEARLO perché il più delle volte mi viene rivolta la stessa domanda: “Posso condividere la pagina anche con chi non attraversa un percorso di cura, come nel tuo caso di cancro?”. Io rispondo “DOVETE CONDIVIDERE IL PIU’ POSSIBILE PERCHE’ IL BEPOSITIVE CLAUDIASUN nasce per TUTTI, PER INSEGNARE, COMPRESA ME, COME IL PENSIERO POSITIVO POSSA ESSERE SOLE E TANTE VOLTE CI LASCIAMO ASSORBIRE DALLA QUOTIDIANITA’, DALLO STRESS E DAL MATERIALE, PENSANDO CHE SOLO QUESTO POSSA ESSERE LA NOSTRA “RAGIONE DI VITA”. MA IL BEPOSITIVE STA DENTRO OGNUNO DI NOI, BASTA SOLO GUARDARSI DENTRO E PORTARE FUORI LA PROPRIA “LUCE”, LA PROPRIA MOTIVAZIONE PER NUTRIRE LA NOSTRA PERSONA E CHI COME NOI SI VUOL PRENDERE CURA DI SE STESSI E DI CHI CI STA ACCANTO”. Altra domanda rivolta è se possano andar bene le immagini o le frasi e se è necessario rivederle o addirittura non pubblicarle. Siamo abituati alla perfezione e al giudizio degli altri ma IL BEPOSITIVE SIAMO NOI, OGNUNO HA IL PROPRIO SPAZIO, IL PROPRIO MONDO E SE QUELLA E’ LA VOSTRA MOTIVAZIONE, VA CONDIVISA. Quindi non sono io a dover dire no o cancellare un vostro #BePositive, perché è il vostro nutrimento e la vostra CURA.

Come si può fare per partecipare?

Per chi non lo avesse ancora fatto può entrare nella pagina Facebook “BePositive ClaudiaSun” o su instragram “claudiapuddu81”. Semplicemente inviandomi nella posta privata un’immagine o una frase scritta anche su un cartoncino o su un foglio, insomma l’importante, lo ripeto, è il messaggio. Condividerò ogni #Bepositive anche nella pagina Facebook “Gruppo Abbracciamo un Sogno” e instagram “gruppo¬-_abbracciamo_un_sogno”.

Stai avendo il riscontro che pensavi?

Le persone hanno compreso il messaggio e in privato mi viene scritto quanto aspettano i bepositive perché sono nutrimento per le loro giornate. Sono io che dico GRAZIE PER CREDERE NEL MESSAGGIO POSITIVO, COLORANDO LE GIORNATE ANCHE Più SCURE, INSIEME E’ SEMPRE PIU’ SEMPLICE AFFRONTARE LA VITA.

Cosa ti aspetti da questa iniziativa?

Trasformo ciò che faccio in qualcosa che possa aiutare TUTTI NOI. Il #BePositive deve significare QUALCOSA e non AMBIRE A QUALCOSA.  Dunque mi aspetto solo di allargare il più possibile il mondo del BePositive ClaudiaSun perché io ci credo tanto, e voglio essere a tutti gli effetti CITTADINA DEL BEPOSITIVE.

Una donna misteriosa in un’epoca travagliata per la Sardegna, rispettata e temuta allo stesso tempo tanto da essere soprannominata sa “Reina”.

Quest’appellativo, che in “Limba” significa regina, era stato coniato per la nuorese Maria Antonia Serra Sanna. Sorella dei famigerati latitanti Giacomo ed Elias, viveva a Nuoro insieme al padre Giuseppe soprannominato “Carta”.

Proprio con il padre sarebbe stata capace di trasformare la condizione economica dei pastori che si trasformarono in ricchi proprietari di terreni, case e centinaia di capi di bestiame.

Maria Antonia era una donna determinata e carismatica, tanto da essere indicata come la vera mente e ispiratrice dei reati commessi dai fratelli.

Sa “Reina” si racconta era solita fare visite di “cortesia” alle ricche famiglie nuoresi e della zona per realizzare i suoi affari. Questi potevano consistere nel farsi cedere un ricco pascolo, ricevere somme di denaro, capi di bestiame o armi e munizioni. Se qualcuno si opponeva, sarebbe stata solita affermare che si sarebbe biasimata della cosa con i due fratelli. In particolare con Elias, temuto per la sua ferocia.

Era molto legata ai fratelli ed solita affermare: “Frades meos non sun latitantes, senatores sun frades meos” (i miei fratelli non sono latitanti, sono senatori i miei fratelli).

E proprio per loro aveva creato una fitta rete di amicizie influenti che ne coadiuvavano la latitanza.

La leggenda vuole che fosse la stessa Maria Antonia più volte a portare rifornimenti di cibo e di armi ai propri congiunti. Camuffata da uomo e armata di fucile, sarebbe stata in grado durante la notte di percorrere molti chilometri addentrandosi nell’intricata boscaglia tra le valli scoscese.

Anche Grazia Deledda si ispira esplicitamente a lei nel descrivere, nel romanzo Cosima, il personaggio di una donna.

Questa si presenta da un uomo rispettabile per ottenere un bosco di lecci in affitto, il quale non vuole cederlo in quanto già affittato.

La descrive così: “Ella era vestita in costume aveva un viso pallido e fine, con due grandi occhi neri sormontati da sopracciglia foltissime, rivelatrici di un carattere forte.”

Una descrizione che non si discosta da quella fatta da altre fonti, dove si afferma fosse alta e robusta e il tradizionale abito sardo adornato di bellissimi gioielli.

Sempre nel romanzo della Deledda vengono citati – senza essere mai nominati – i due fratelli di Maria Antonia.

La notte tra il 14 e il 15 maggio 1899 venne eseguita una grande retata a Nuoro che passò alla storia come “La notte di San Bartolomeo” nella quale furono arrestate oltre seicento persone.

Per tutti l’accusa di essere favoreggiatori dei banditi, ma ben presto già in fase istruttoria più della metà degli arresti fu prosciolta.

Non fu così per sa “Reina”, condannata nel 1900 a vent’anni di carcere: la sua fu la pena più dura delle centinaia di condannati per associazione per delinquere.

Nel frattempo i due fratelli Giacomo ed Elia erano morti nella “battaglia di Morgogliai” tra il 9 e il 10 Luglio 1899, insieme ad altri latitanti sardi.

Alla fine Maria Antonia scontò diciotto dei vent’anni previsti dalla condanna, tutti trascorsi nell’angusta e terribile prigione sa “rutunda” (la Rotonda di Nuoro).

Quando uscì dal carcere aveva più di cinquant’anni, ma nonostante l’età avanzata si sposò con il fratello di una sua compagna di cella di Orgosolo.

Non si sa altro della vita che condusse in seguito, rimane solo una foto segnaletica di Maria Antonia, dove lo sguardo sembra stanco e il viso segnato dalle tragiche vicende personali.