È mancato ieri all’età di 91 anni il Maresciallo Maggiore Aiutante Cavaliere della Repubblica Mario Puncioni.

Nato a Tortolì il 1 ottobre del 1926 frequentò la scuola dei Salesiani a Lanusei. Nel 1943, in piena guerra mondiale, finito il ginnasio partì insieme ad altri ragazzi tortoliesi alla volta di Firenze per arruolarsi nella scuola sottufficiali dell’ Arma dei Carabinieri. Fu l’unico ad essere ammesso tra i suoi amici e neanche 18enne uscì dalla scuola con il grado di brigadiere, il più giovane d’Italia.

La sua carriera militare lo ha portato a girare molto per l’Italia ma ha prestato servizio anche in Somalia come diplomatico.

Tornato in Sardegna ha comandato diverse stazioni per poi finire al comando della radiomobile di Nuoro.
Tra il 77 e il 78 fu vittima di attentanto ad opera del movimento armato sardo, frangia isolana delle brigate rosse. Puncioni rimase 20 giorni in coma ma si riprese e tornó al lavoro.

Dopo 43 anni passati a servire lo Stato decise di tornare nella sua amata a Tortolì. Tra le sue passioni la cura del suo agrumeto, il mare e lo sport. Il cavaliere è stato infatti uno dei più anziani tesserati all’Airone pallavolo e al Tortolì calcio.

Alla sua ragguardevole età era ancora molto lucido e ripeteva a memoria declinazioni greche e latine e versi di letteratura classica.

Lascia la moglie Laura e il figlio Giampaolo.

Si è spento stanotte, a soli 55 anni, il giornalista originario di Barumini Pierpaolo Fadda. Da tempo combatteva con grande forza contro una grave forma di leucemia. Alla malattia e ai suoi trascorsi ospedalieri, il cronista e direttore del magazine ANTAS, aveva dedicato di recente anche un libro di poesie “Una carezza per l’AIL“. Il ricavato del libro, scritto da Fadda dal letto d’ospedale, è stato  interamente devoluto a favore dell’Associazione Italiana Leucemie di Sassari.

La storia di Pierpaolo Fadda, che ha continuato a lavorare nonostante i dolori, la febbre e la chemioterapia, ha molto colpito l’opinione pubblica. Nei periodi in cui la leucemia ( che lui chiamava Diavolessa) gli ha dato tregua ha partecipato a conferenze e dibattiti sull’argomento, diventando l’emblema del coraggio e della voglia di combattere e sconfiggere la malattia.

Purtroppo questo grande intellettuale e guerriero non ce l’ha fatta. Ma per gli amici e i suoi lettori la sua è stata una battaglia assolutamente vinta: ha insegnato a tutti quanto sia importante non cedere alla malattia ma trovare la forza di sfidarla. Nel suo caso, con una scrittura potente e un animo nobile. Una lezione di dignità e altruismo che non dimenticheremo.