Da Tortolì al Sol levante. Il giovane Emanuele Dimaggio e la sua esperienza nella città di Nara
Dall’Ogliastra al paese del Sol levante. La distanza che separa queste due realtà geograficamente e culturalmente così lontane, non ha rappresentato un ostacolo, anzi. Per il nostro ogliastrino nel mondo rappresenta una scommessa, da vincere giorno per giorno. Emanuele Dimaggio,
Dall’Ogliastra al paese del Sol levante. La distanza che separa queste due realtà geograficamente e culturalmente così lontane, non ha rappresentato un ostacolo, anzi. Per il nostro ogliastrino nel mondo rappresenta una scommessa, da vincere giorno per giorno.
Emanuele Dimaggio, 17 anni appena compiuti, lo scorso agosto ha lasciato la sua casa di Tortolì e la sua classe del liceo classico per trascorrere un anno a Nara, la prima capitale del Giappone. Come molti altri suoi coetanei ha avuto questa possibilità grazie a Intercultura.
Tra i motivi che l’hanno spinto a questa avventura, oltre al desiderio di viaggiare, vi è stato sicuramente il fascino della cultura giapponese. «Una cultura che mi ha sempre affascinato, e che sto pian piano scoprendo. Inoltre, il Giappone in particolare è un ponte fra la cultura asiatica e l’occidente: penso che il paese abbia usufruito al meglio del progresso tecnologico dell’ultimo secolo, sviluppando un’economia e una società basata sul modello americano e europeo ma in grado di conserva gran parte delle proprie tradizioni» spiega lo studente ogliastrino.
Trascorrere una buona parte della propria esistenza in una nazione così lontana comporta sicuramente degli shock culturali. Sicuramente è impossibile non notare le dimensioni ridotte delle abitazioni, il water e il bagno separati, le scarpe all’ingresso. L’insieme di tutte queste cose è il biglietto da visita delle famiglie giapponesi.
E poi ci sono i ritmi frenetici: sveglia, colazione, treno, scuola, club, treno, cena, tv e letto. «Le prime volte in treno non erano facili: non avendolo mai preso in Italia e dovendo seguire istruzioni in una lingua straniera le prime volte mi sono trovato in difficoltà ma dopo la prima settimana è diventata quasi un’azione meccanica. Anche il tragitto si è fatto meno pesante, nonostante sia un’ora e mezza, quattro cambi e senza possibilità di sedersi» racconta Emanuele che si sofferma sulla scuola.
«Tutto il programma scolastico – sottolinea – è organizzato dall’inizio dell’anno: feste, cambi di orario, supplenze, esami. Per quanto i compiti a casa siano regolari e si chieda uno studio costante, si può praticamente rimandare tutto lo sforzo alle 5 settimane di esami continui distribuite durante l’anno senza praticamente nessuna conseguenza sull’andamento scolastico».
Le amicizie sono molto più facili da instaurare e i giapponesi sono sempre contenti di stringere relazioni con gli stranieri, ma meno “profonde” e attive, soprattutto a causa della barriera linguistica
Alla stessa maniera i rapporti sociali sono molto più formali nei confronti di estranei, in situazioni ufficiali e rapporti di lavoro, ma quasi uguali fra conoscenti. Emanuele a Nara e ospite di una famiglia composta da padre , madre e figlia che però vive e lavora a Tokyo. Con loro è stato semplice sentirsi in tutto e per tutto parte del nucleo familiare.
«Mi sento un membro della famiglia, posso chiamarli padre e madre senza imbarazzo». Emanuele è partito alla volta dell’estremo Oriente ad agosto, tornerà a casa il prossimo luglio. Nostalgia? «Un poco, ma sono contentissimo di questa avventura e tornando indietro lo rifarei».
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