ogliastra.vistanet.it

Sa Palpaeccia: la vecchia che puniva i bambini che non mangiavano durante la vigilia di Natale

La cena della Vigilia di Natale è epica, abbondante, ricca. C’è chi si mette a dieta prima, privandosi di qualsivoglia caloria per poter mangiare a sazietà durante il pasto più atteso dell’anno, e chi invece deve sopravvivere con insalata e acqua per un mese dopo le feste perché, si sa, prendere è più facile che abbandonare, in questi casi.

Anche in passato, la cena della Vigilia era un evento atteso e ricordato per l’enorme mole di cibo presente. La tradizione voleva un menù composto da gnocchi, agnello o capretto arrosto, frattaglie, salsicce e formaggi – ovviamente, il tutto a seconda delle possibilità di ogni famiglia –. Soprattutto, abbondavano i dolci.

C’era però una regola: bisognava consumare tutto ciò che era stato cucinato. Nulla di ciò che con tanta cura si era preparato doveva avanzare, l’obbligo imponeva che tutti mangiassero a sazietà.

Anche i bambini – non certo esonerati da quest’imposizione – venivano costretti a mangiare il più possibile.

Una vecchia con il naso adunco e il mento aguzzo – perché tutte le streghe cattive hanno il mento aguzzo e bitorzoluto e il naso lungo e spaventoso – la notte di Natale avrebbe potuto, sentendo il ventre non totalmente pieno, depositare una pietra grossa e dura all’interno di esso oppure infilzarlo con uno spiedo (secondo un’altra versione).

Questa vecchia e terribile megera era Sa Palpaeccia e i piccoli potevano avere scampo solo mangiando e riempiendo i loro stomaci.

Preda più succulenta, i bambini che pronunciavano le parole: «Questo non mi piace, questo mi fa schifo.»

Exit mobile version