Undicesimo spettacolo per l’Accademia del Musical George Gershwin di Tortolì, capitanata dal direttore artistico Massimiliano Melis. Sabato 6 giugno alle 19 andrà in scena “Broadway here we come”, presso il Teatro San Francesco di Tortolì.

Il musical che i ragazzi dell’Accademia porteranno in scena è una rivisitazione del celebre e fortunato “Sister Act”. Come ogni anno, alla prima parte dedicata ad un singolo musical, seguirà una seconda dedicata ai brani in versione Glee. Sul palco i giovani talenti ogliastrini porteranno i successi di Carole King, George Michael, Ed Sheeran, Ariana Grande, Billy Joel e di tanti altri grandi artisti del panorama musicale mondiale. A coordinare i ragazzi, la vocal coach Beatrice Ubaldi e la coreografa Greta Fardo.

“Quest’anno ci saranno due importanti novità all’interno dello spettacolo” spiega Massimiliano Melis “La prima rappresentata dalla presenza degli adulti all’interno dell’Accademia, la seconda relativa al debutto del nostro piccolo coro Gospel. Alla fine dello spettacolo ci sarà poi una sorpresa per il pubblico: la partecipazione del gruppo TamburA Battenti, tredici percussioniste che si uniranno a noi in un’importante performance”. L’impegno su importanti temi (quest’anno quello dell’omofobia) che ha sempre contraddistinto il lavoro dell’Accademia, ha portato i ragazzi ogliastrini ad essere inseriti,per il 2015, nella Queeresima ( i quaranta giorni di cultura, accoglienza e condivisone orchestrati dall’ARC e dal Sardegna Pride).

Oggi andiamo a ricostruire insieme quella che era la “moda nuragica”, grazie ad alcune testimonianze giunte fino a noi.

Le donne indossavano per lo più delle lunghe tuniche e dei mantelli. Portavano i capelli suddivisi in lunghe trecce e cappelli conici e a cappuccio.

Gli uomini, invece, indossavano tuniche corte con delle sopravesti di pelle, gambali di cuoio, e sulla testa berretti cilindrici oppure a calotta, per proteggersi dal freddo.

I poveri, invece, indossavano un semplice perizoma che fasciava le reni.

Diverso, come racconta molto bene M. Pallottino nel suo libro “La Sardegna Nuragica” (Roma, 1950), l’abbigliamento dei guerrieri nuragici: “I guerrieri indossavano anche tuniche striate, con elementi di cuoio e protezioni per le spalle. Gambali ed elmi, sempre di cuoio. Quest’ultimi con appendici piumate o con le note corna taurine, che appaiono anche in altri luoghi dell’antico Mediterraneo. Il normale guerriero era difeso anche da uno scudo rotondo e armato di spade, lance e giavellotti. Frequenti sono le rappresentazioni di arcieri con armamento più leggero ( pugnale o daga a lama fogliata) e non mancano i frombolieri. Va notato che in questo caso i guerrieri portano capelli lunghi ricadenti in trecce sul petto”.

Un contributo importante alla ricostruzione di quello che era il vestiario del popolo nuragico è stato dato da Angela Demontis nel suo libro “Il Popolo di Bronzo”. Anni fa, la studiosa e artista sarda ha analizzato a fondo i reperti in nostro possesso e ricostruito con dovizia di particolari (a dimensione reale) di abiti, armi ed utensili dei Bronzetti nuragici. Un lavoro eccezionale, reso celebre anche da alcune mostre dedicate ai suoi lavori, dove la studiosa ha reso giustizia a una grande civiltà, non limitandosi solo a ricostruirne il vestiario ma anche ad approfondirne le tecniche di creazione, dalle erbe utilizzate per produrre i colori per le stoffe alla ricerca dei materiali.