Diga di S.Lucia. Cane abbandonato e legato con del fil di ferro
Tortolì. Triste avventura per tre giovani ogliastrini che durante una passeggiata nei pressi della diga di Santa Lucia si sono trovati di fronte ad uno spettacolo raccapricciante. Tra le sterpaglie e i cespugli una piccola macchietta bianca. Si trattava
Tortolì. Triste avventura per tre giovani ogliastrini che durante una passeggiata nei pressi della diga di Santa Lucia si sono trovati di fronte ad uno spettacolo raccapricciante.
Tra le sterpaglie e i cespugli una piccola macchietta bianca. Si trattava di un cane, talmente stanco e disidratato da non avere più neanche la forza di abbaiare per chiedere aiuto. Intorno al collo del fil di ferro, così stretto da costringere i ragazzi a utilizzare un oggetto tagliente per liberare l’animale ormai esausto.
“Quando ho visto il cane lì ho sentito una fitta al cuore” spiega Luisa “dovevo liberarlo subito da quel cappio, ancora qualche ora e si sarebbe arreso..di sicuro era lì da qualche giorno”. Finalmente libero e prima che i tre riuscissero a fermarlo il cane è fuggito via, verso il fiume.
“Non lo biasimo” ci racconta Giuseppe. “Il filo attorno al collo era talmente stretto che non si riusciva a tagliarlo, ormai stava morendo di stenti…era talmente spaventato dall’uomo che una volta liberato non si è fatto prendere. Molte volte si leggono queste notizie sui giornali e ci si chiede come si possa arrivare a fare certe cose. Poi il destino ti porta davanti a certe scene”.
Di sicuro per l’ennesima volta rimane una sola domanda da porsi. Com’è possibile che al giorno d’oggi, con strutture pronte ad accogliere e curare cani e gatti e con la continua sensibilizzazione dei media sui maltrattamenti e l’abbandono di poveri animali, esistano ancora dei mostri simili?
“Ma cosa spinge certe persone ad abbandonare gli animali? – si chiede Marco – Non prendeteli neanche se è per trattarli così. Trillo (questo il nome che io, Luisa e Giuseppe abbiamo dato al cane), fortuna che ci hai trovato!”
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