Trend positivo per il numero di residenti nella città di Tortolí, che quest’anno si è aggiudicata il primo posto all’interno della classifica dei centri urbani con un elevato tasso di crescita annuale: il numero di residenti è aumentato dello 0.61% in un solo anno e, attualmente, vivono a Tortolí e nella piccola frazione di Arbatax, ben 5477 maschi e 5542 femmine, per un totale di 11019 abitanti. In un periodo in cui i paesi sardi si trovano a lottare quotidianamente con il problema dello spopolamento, che spinge i cittadini (soprattutto giovani) a emigrare altrove, il continuo aumento di residenti al territorio tortoliese rappresenta una grande novità. Dal 2008 a oggi, si è assistito a un incremento del 3.86% e, all’interno della Comunità tortoliese, sono ben 169 i cittadini extracomunitari. Dati che fanno riflettere e che riempiono d’orgoglio il Sindaco Domenico Lerede che, anche a nome della Giunta comunale, esprime il più vivo apprezzamento per il trend positivo tortoliese:”Il territorio ha raggiunto un traguardo importante – ha dichiarato Lerede – nonostante questo non sia un momento facile, Tortolì si dimostra ancora polo di attrazione per gli stranieri e per i cittadini dei paesi limitrofi. Il lavoro svolto dall’Amministrazione è incoraggiato da questi risultati che confermano quanto i trasferimenti di residenza siano dovuti alle buone condizioni di vivibilità che Tortolì è in grado si offrire. I risultati raggiunti quest’anno, sono un ulteriore passo in avanti verso nuove sfide, che ci impongono sforzi maggiori, traguardi raggiungibili attraverso il lavoro di tutti”.

Si tratta di dolci tipici ripieni originari di Alghero e ve li facciamo scoprire nella ricetta della maestra pasticcera Gavina Mulas. Il loro nome deriva dal fatto che la forma ricorda una piccola tabacchiera, una scatola di varia forma e materia, tascabile, destinata a contenere tabacco da fiuto, in uso fin dal XVII secolo.

Il dolce algherese è ripieno di crema di latte, con un involucro di semola e strutto (a volte con l’aggiunta di uova) chiamata in sardo “pasta violada”, che viene poi fritta o infornata. Ma ecco la ricetta.

Per la pasta
500 g semola rimacinata
100 g di strutto
50 gr di zucchero semolato
2 uova
acqua tiepida q.b.

Per il ripieno
1 lt di latte intero
100 gr di amido di mais
200 gr di zucchero semolato
la scorza di 1 limone.

Procedimento per la crema: preparate la crema in una casseruola, riscaldate quasi tutto il latte, lasciatene da parte una ciotola con la scorza del limone e portate a bollore. Mescolate con una frusta il restante latte con lo zucchero e l’amido di mais, quindi versatelo nel latte caldo dopo aver eliminato la scorza di limone. Portate a in cottura mescolando continuamente. Versate la crema in un contenitore a raffreddare.

Preparate la pasta: in una ciotola setacciate la farina e versatevi lo strutto e le uova. Mescolate e versate sulla spianatoia. Aggiungete man mano l’acqua che serve fino ad ottenere un composto liscio e sodo. Fatela riposare per circa mezz’ora in luogo fresco. Stendete la pasta e ricavatetene delle forme rotonde a piacimento. Riempitele de composto e richiudetele, ritagliandole con le rotelle. Bagnate la superficie con albume o acqua e spolverate con zucchero semolato. Fate cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 20 minuti fino ad avere una leggera doratura.

Ringraziamo per gli scatti e le info Storia della Cucina di Sardegna.