Cavalli bardati con fiori e campanelle, uomini e donne nei loro vestiti tradizionali, “obrieri” armati di razzi e petardi e molta fede: tutto è pronto ad Arzana per la festa in onore di San Vincenzo Ferrer. Le celebrazioni inizieranno domani
Cavalli bardati con fiori e campanelle, uomini e donne nei loro vestiti tradizionali, “obrieri” armati di razzi e petardi e molta fede: tutto è pronto ad Arzana per la festa in onore di San Vincenzo Ferrer. Le celebrazioni inizieranno domani pomeriggio, sabato 18, con la messa e con la consueta processione che, al suono ipnotico delle launeddas del maesto Rocco Melis, accompagnerà l’amato Santo fino alla chiesetta campestre a lui intitolata. Alle 22:00, t-shirt e jeans prenderanno il posto dei sontuosi costumi sardi per il concerto in piazza della cantante Annalisa Minetti e la sua band. In chiusura di serata ci saranno i balli in piazza con l’organetto di Giampaolo Piredda.
La domenica, dopo la messa delle 07.30 in parrocchia e quella delle 10.00 nella chiesetta rurale di San Vincenzo, sarà tutta dedicata al divertimento, con i giochi de “La Compagnia dell’Allegria” alle 17.00 e alle 22.00 con la rappresentazione teatrale della compagnia “Attori per Caso” di Arzana. A seguire l’impareggiabile Tottore Chessa e il suo organetto diatonico daranno il via ai balli sardi in piazza fino a notte inoltrata.
Lunedì 20, alle 19.00, la statua del santo, scortata dai cavalieri di Arzana, verrà riportata nella chiesa di San Giovanni Battista, seguita dal Gruppo Folk Ogliastra e da un largo stuolo di fedeli. La serata sarà animata dalla comicità del comico di Zelig Paolo Migone, e in seguito dai consueti balli sardi.
Martedì 21, ultimo giorno di festa, sarà dedicato agli appassionati di poeti sarda, con l’esibizione dei poeti Zizzi, Masala e Porcu che, accompagnati dai Tenores di Arzana, daranno vita all’entusiasmante gara poetica. Nell’intermezzo avrà luogo una gara di ballo sardo a premi e a seguire ancora balli in piazza!
(FOTO) Lo sapevate? A Villagrande c’è il più importante centro metallurgico nuragico dell’Isola
Ma non solo, S’Arcu e is Forros era un po’ un Lourdes nuragico: le persone accorrevano dai villaggi vicini per chiedere la grazia di una guarigione o la risoluzione di un problema e lasciavano nei templi dei doni
S’Arcu e is Forros, a pochi chilometri dal passo di Correboi – ancor oggi uno dei più importanti punti della viabilità sarda –, è considerato dagli studiosi il più importante centro metallurgico nuragico in Sardegna e non solo: si trattava di una specie di Lourdes nuragico. Ma andiamo per gradi.
Qui, ben 3500 anni fa, i nuragici costruiscono un nuraghe monotorre e un primo insediamento di capanne, ma il cambiamento avviene nel 1200 a.C.: è allora che soffia il vento della rinascita. Nasce una nuova architettura sacra, che si basa sull’acqua, vista ovviamente come elemento vitale, e S’Arcu e is Forros, santuario nuragico ricco di templi, diventa crocevia di “pellegrini”: «Forse in occasione di feste o ricorrenze legate all’annata agraria, arrivavano dai villaggi vicini numerose persone a piedi o con i carri» racconta Alessandra Garau, una delle guide turistiche di Archeonova, squadra composta da eccellenti professionisti.
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S'arcu e is forros Villagrande9
Ma non solo: come abbiamo detto, S’Arcu e is Forros era per le persone di allora una specie di Lourdes nuragico. «In queste occasioni ci si incontrava, si scambiavano merci o animali, si stipulavano contratti, si banchettava e naturalmente si pregava nei pressi dei templi. I sacerdoti accoglievano i fedeli si invocavano alla Divinità lasciando nei templi pregiati doni che, oltre al loro valore materiale, portavano in sé l’immenso valore delle speranze e delle preghiere che imploravano la grazia di una guarigione o di risoluzione di un problema. I preziosi bronzi ritrovati nei templi, oggetti di uso comune ma anche i celebri bronzi figurati che conosciamo con il nome di “bronzetti”, sono dei veri e propri ex voto che avevano la stessa funzione di supplica e preghiera degli ex voto che ancora oggi vengono lasciati nelle chiese dedicate ai Santi dalle proprietà miracolose.»
Così arriviamo al primato importante che dà a S’Arcu e is Forros il riconoscimento di più importante centro metallurgico della Sardegna. Durante la loro storia millenaria, dall’Età del Bronzo medio a quella del Ferro, tra il 1600 e il 600 a.C., i nuragici hanno sviluppato abilità artigianali eccellenti. Non erano solo contadini, pastori e costruttori – spiega Garau – ma anche bravissimi fabbri. «Nelle officine fusorie nuragiche venivano realizzati attrezzi per l’edilizia e il lavoro sui campi,» continua Garau «venivano forgiati accessori per l’abbigliamento, monili e manufatti preziosi che venivano scambiati in segno di amicizia e benevolenza tra capi nuragici oppure donati ai navigati che si fermavano in Sardegna: l’economia si basava sugli scambi di beni e oggetti di valore perché ancora non esisteva la moneta.»
Ed ecco che culto e metallo si uniscono: nei bronzetti che venivano appunto “venduti” alle persone, che poi li donavano per ricevere favori dalle divinità.
Ciò che distingue però S’Arcu e is Forros dagli altri villaggi nuragici è la presenza di vere e proprie officine fusorie: qui venivano prodotti gli oggetti che venivano scambiati durante le feste e che venivano consegnati in dono ai sacerdoti.
Unico ed eccezionale: così viene definito un monumento in particolare.
Dopo un attento studio, è emerso qualcosa di stupefacente: «Il ritrovamento di scorie di metallo e resti di fusione ha fatto capire agli archeologi che poteva trattarsi di fornaci per l’estrazione dei minerali: dalle piccole aperture messe alla base, con dei grossi mantici, veniva soffiata l’aria per alimentare i fuochi e raggiungere le alte temperature necessarie a fondere i metalli. È suggestivo pensare che, a distanza di tremila anni, il sito conserva nel suo nome l’essenza della vocazione che aveva in epoca nuragica: S’Arcu ‘e is Forros si potrebbe tradurre come il Valico dei Forni. Questo nome evocativo riassume l’importanza del sito e la potenza della comunità che lo abitava: era situato nei pressi di un valico appunto, luogo di passaggio, di confine ma anche di incontro, da dove era possibile controllare la porta occidentale dell’Ogliastra. I forni richiamati nel nome poi sembrano voler riassumere la vocazione, oltre che sacra, produttiva connessa alla metallurgia e alla ricchezza dovute alla straordinaria capacità di lavorare e gestire i preziosi metalli da parte di abili artigiani e di potenti sacerdoti.»
S’Arcu e is Forros, a pochi chilometri dal passo di Correboi – ancor oggi uno dei più importanti punti della viabilità sarda –, è considerato dagli studiosi il più importante…
"Poco dopo l’alba, dalla cengia sotto Punta Giradili, si poteva ammirare questo spettacolo", scrivono con orgoglio nel post completo di bellissima foto pubblicato dall'amministrazione di Baunei. Punta Giradili, descritta da…
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