Lo sapevate? Come funziona la tela semovente dell’affresco di San Giorgio Maggiore?

Napoli non finisce mai di stupire. In città, nella chiesa di San Giorgio Maggiore sulla centrale via Duomo all’angolo di Piazza Crocelle ai Mannesi all’inizio di Forcella, è custodita una tela semovente che nasconde un antico affresco rimasto nascosto per quasi tre secoli. Andiamo a scoprire insieme questa meraviglia.
Lo sapevate? Come funziona la tela semovente dell’affresco di San Giorgio Maggiore?
A Napoli nella chiesa di San Giorgio Maggiore sulla centrale via Duomo all’angolo di Piazza Crocelle ai Mannesi all’inizio di Forcella, è custodita una tela semovente che nasconde un antico affresco rimasto nascosto per quasi tre secoli. Andiamo a scoprire come funziona questo marchingegno.
La storia di questa chiesa è avvolta da un fascino e da un mistero unici. La Chiesa di San Giorgio ai Mannesi, conosciuta in passato come “La Saveriana” in onore del vescovo che la fece erigere, ha una storia che risale alla fine del IV secolo e all’inizio del V secolo. Originariamente concepita come chiesa paleocristiana, è il secondo tempio religioso costruito nella città di Napoli dopo quello voluto dall’imperatore Costantino e dedicato in seguito a Santa Restituta, che oggi funge da cappella del Duomo.
Durante il Medioevo, San Giorgio divenne una delle quattro parrocchie principali di Napoli, insieme alle chiese dei Santi Apostoli, di San Giovanni Maggiore e di Santa Maria Maggiore. Nel 1640, un devastante incendio colpì la chiesa, causando ingenti danni. Tuttavia, grazie all’abilità dell’architetto Cosimo Fanzago, la chiesa venne restaurata e riportata al suo antico splendore.
Ma è all’interno di questa chiesa che si cela un tesoro nascosto. All’apparenza, il visitatore può osservare due enormi tele dipinte da Alessio D’Elia, un artista che seguì la scuola di Francesco Solimena. Queste tele dominano lo spazio del coro, dietro l’altare maggiore, e raffigurano, rispettivamente, San Severo a destra e San Giorgio a sinistra. Tuttavia, è proprio il dipinto di San Giorgio (che copre un’area di quasi 40 metri quadrati) che rivela la sua peculiarità più sorprendente.
Attraverso un ingegnoso meccanismo di leve incernierate, è possibile spostare la grande tela di D’Elia, rivelando così un affresco sottostante di identiche dimensioni e soggetto, realizzato da Aniello Falcone. Questa straordinaria opera d’arte, raffigurante San Giorgio che uccide il drago, fu scoperta soltanto nel 1993, durante i lavori di restauro delle tele settecentesche. L’affresco risale invece al Seicento ed è rimasto nascosto per quasi tre secoli, grazie a questo meccanismo di protezione.
L’affresco dipinto da Falcone è di una bellezza mozzafiato. La scena mostra San Giorgio in sella a un possente cavallo bianco, con una lancia in mano, mentre affronta e uccide il feroce drago, liberando così una donna terrorizzata che fugge dietro di lui. I colori vivaci e l’intensità emotiva dell’opera sono rimasti incredibilmente ben conservati grazie a questa astuta copertura.
L’altare maggiore della chiesa è di impianto rettangolare e presenta un fascio di colonne bianche disposte a semicerchio; le due opere di Alessio D’Elia, pittore come detto legato alla grande scuola di Francesco Solimena, si fronteggiano in un’armonico sguardo, quella a lato destro raffigura la maestosità del ciclo di battaglia di «San Giorgio e il Drago» e quella a lato sinistro ha come soggetto la vita di San Severo, il santo fondatore. Sotto una delle tele, che si apre come un libro, l’affresco appare ancora integro e dai colori brillanti. Si tratta di un’opera carica di forza emotiva e di impatto suggestivo. Il drago è ritratto come una bestia di pura fantasia che lotta contro il guerriero. Davanti ai suoi piedi vengono consumati i suoi pasti: giovani innocenti dati in pasto al mostro. Alle spalle una donna fugge. La storia si riferisce alla leggenda popolare di cui ha origine il mito, cui il condottiero San Giorgio arriva nella città di Selem (Libia) inviato da Dio, pronto a liberare la popolazione dal Drago.
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