Lo sapevate? Perché Giacomo Leopardi è sepolto a Napoli? Che fine ha fatto la sua salma?

Vi siete mai chiesti perché il poeta marchigiano sia sepolto a Napoli? Leopardi morì a Napoli il 14 giugno del 1837 durante un’epidemia di colera. Il suo amico Antonio Ranieri dovette insistere molto perché la salma non fosse gettata in una fossa comune. Dal 1939 i resti di Leopardi sono ospitati nel parco Vergiliano e Pedigrotta, trasferiti dalla distrutta chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Ma quei resti sono veramente i suoi? Andiamo a scoprirlo.
Lo sapevate? Perché Giacomo Leopardi è sepolto a Napoli? Che fine ha fatto la sua salma?
Vi siete mai chiesti perché il poeta marchigiano sia sepolto a Napoli? Leopardi morì a Napoli il 14 giugno del 1837 durante un’epidemia di colera. Che cosa ci faceva nella città partenopea?
La sepoltura di Giacomo Leopardi è stata oggetto di contese e incertezze. Il suo caro amico Antonio Ranieri ha dovuto fare molta pressione perché la salma non fosse giustamente gettata in una fossa comune. Nel 1939, i resti dell’amato poeta trovano un luogo di riposo nel Parco Vergiliano e Pedigrotta, dopo essere stati trasferiti dalla distrutta chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Tuttavia, l’interrogativo persiste: quei resti custoditi nel parco sono davvero quelli di Leopardi?
Il parco ospita il cenotafio di Virgilio, colombario di epoca romana, comunemente ritenuto la tomba del poeta. Ciò che ha fatto nascere il dubbio sui resti del rinomato scrittore è la controversa storia della sua sepoltura. Diversi studiosi hanno messo in discussione l’autenticità dei resti conservati nel Parco Vergiliano.
In realtà, il corpo di Leopardi non fu mai trovato. Nel 1900, la tomba che Ranieri aveva indicato come quella del poeta nella chiesa di San Vitale a Fuorigrotta conteneva resti ossei incompatibili con quelli di Giacomo Leopardi. Si suppone che il corpo del poeta, morto di colera, sia finito in una fossa comune delle Fontanelle.
Ranieri, tuttavia, sosteneva di aver fatto seppellire le spoglie del poeta nella cripta della chiesa di San Vitale “sulla via di Pozzuoli”. Successivamente, lo stesso Ranieri finanziò il trasferimento della tomba prima nel pronao della chiesa, poi in un muro e infine come epigrafe sulla lapide, lo scrittore Pietro Giordani, caro amico di Leopardi.
La tomba di Leopardi fu dichiarata monumento nazionale nel 1897 e divenne oggetto di una ristrutturazione completa della facciata e del pronao della chiesa di San Vitale. Nel 1900 i lavori furono completati e la sepoltura fu inaugurata ufficialmente come monumento funebre del grande poeta. Nonostante ciò, il mistero sulla vera identità dei resti sepolti nel Parco Vergiliano rimane tuttora irrisolto.
In seguito alla scomparsa della chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, si decise di perpetuare la memoria di Giacomo Leopardi cambiando il nome della piazza ad essa limitrofa in suo onore. La piazza prese così il nome di piazza Giacomo Leopardi, un simbolo di riconoscimento del grande poeta che rappresenta l’Italia nel panorama letterario internazionale.
Questa decisione ebbe ripercussioni anche sulla stazione ferroviaria nelle vicinanze, che fu inaugurata nel 1927 come parte della ferrovia all’epoca nota come “Direttissima”. Ancora oggi, la stazione di Napoli porta il nome ufficiale di “Stazione di Napoli Piazza Leopardi”, a testimonianza della profonda influenza del poeta sulla cultura italiana.
Nonostante la piazza originale sia scomparsa, il nome di Giacomo Leopardi è rimasto saldamente affermato nella memoria storica di Napoli e dell’Italia intera. Nel 1939, i suoi resti furono trasferiti nel Parco Vergiliano, situato nelle vicinanze della chiesa di Piedigrotta e già celebre poiché ospita la tomba di un altro grande poeta, Virgilio.
La trasformazione del Parco Vergiliano in luogo di riposo del poeta Leopardi è stata un omaggio appropriato al grande scrittore, rafforzando la sua posizione come figura di spicco nella letteratura italiana. La decisione di cambiare il nome della piazza adiacente in suo onore ha fatto sì che il nome di Leopardi sia immortale, continuando a risuonare in tutta la città di Napoli e oltre.
La testimonianza diretta di Antonio Ranieri ha smentito la teoria che il corpo di Giacomo Leopardi sia finito in una fossa comune. Nel suo libro “Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi”, scritto molti anni dopo la morte del poeta nel 1880, Ranieri ha dato una descrizione dettagliata de la sepoltura del suo caro amico. Secondo Ranieri, il corpo del poeta fu recuperato dalla confusione dell’epidemia di colera e posto in una cassa di noce impiombata. Poi fu pietosamente seppellito sotto l’altare a destra della chiesetta suburbana di San Vitale, in una sepoltura riservata agli ecclesiastici. Successivamente, la salma di Leopardi fu trasferita nel vestibolo della chiesa, dove fu collocata la pietra che ora ne ricorda la memoria.
Inoltre, Ranieri ha scritto in un altro passo dello stesso libro che il cadavere del poeta fu salvato “come per miracolo” dalla sepoltura pubblica e indistinta, dove tutti, indipendentemente dallo status sociale, venivano deposti durante la dura legge della stagione. Successivamente il corpo di Giacomo Leopardi venne sepolto nella chiesetta suburbana di San Vitale, sulla strada che conduce a Pozzuoli. Anche qui, l’humus della storia poetica di Giacomo Leopardi fu particolarmente toccante: la pietra modesta e pietosa del vestibolo fa ricordare al passante che ha poco tempo, quel poeta scomparso che ancora grande influenza sull’arte e la cultura italiana.
La testimonianza di Ranieri fornisce un’importante e preziosa insight della sepoltura del poeta, contribuendo a smentire le teorie della sua sepoltura in una fossa comune o in luoghi sconosciuti. Ranieri, inoltre, ha descritto con sentimento e rispetto il modo in cui il corpo di Leopardi è stato sepolto e onorato, evidenziando l’importanza e la considerazione che il poeta ha avuto all’interno della sua cerchia di amici e seguaci.
La narrazione di Antonio Ranieri riguardo alla sepoltura di Giacomo Leopardi nella chiesetta di San Vitale è stata lungamente criticata per la sua mancanza di coerenza e la presenza di diverse contraddizioni. In particolare, si sospettava che Ranieri avesse organizzato un falso funerale a bara vuota per nascondere la verità sulle reali circostanze della sepoltura del poeta.
Nel corso di una ricognizione del sepolcro di Leopardi avvenuta nel 1889, furono ritrovati solo alcuni frammenti di ossa. Tuttavia, la vera sorpresa avvenne durante la ricognizione ufficiale effettuata l’11 luglio del 1900, quando nella cassa troppo piccola per contenere lo scheletro di Leopardi furono trovati solo alcuni frammenti d’ossa e un femore sinistro troppo lungo per appartenere a una persona di bassa statura. In aggiunta a questi resti, fu ritrovata una scarpa con il tacco e alcune pezze di tessuto. Stranamente, il cranio e il resto dello scheletro erano assenti.
Nonostante i dubbi sollevati a seguito delle scoperte della ricognizione, la questione fu presto archiviata per evitare scandali. Si sostenne infatti che i resti appartenessero con buona probabilità a Leopardi, anche se malconci e scarnificati.
Dopo le ricognizioni del sepolcro avvenute a partire dal 1898, anche la famiglia Leopardi iniziò a nutrire dubbi sui resti conservati nel Parco Vergiliano e sulla loro effettiva appartenenza al poeta. Tuttavia, invece di procedere con la riesumazione, la famiglia decise di non turbare e rispettare il monumento sepolcrale in onore di Giacomo Leopardi.
In sintesi, nonostante la narrazione iniziale di Antonio Ranieri sulla sepoltura di Leopardi nella chiesetta di San Vitale fosse stata messa in discussione a causa delle sue contraddizioni, i tentativi di fare luce sulla questione delle spoglie del poeta hanno finora prodotto pochi e confusi risultati. Ciò non ha tuttavia ridotto di un’once l’impatto e il potere evocativo del poeta e della sua immortale opera.
Nonostante la straordinaria fama e il profondo legame che Giacomo Leopardi ha con il suo luogo di sepoltura a Napoli, la verità sulla posizione esatta della sua cabina mortuaria rimane un mistero. Molti esperti hanno infatti cercato di risolvere il caso per molti anni, ma senza molto successo.
La complessità della situazione deriva dal fatto che le tracce del poeta sembrano essere state perse nel corso dei secoli. Una serie di indagini condotte dagli studiosi ha dimostrato che il corpo del poeta potrebbe essere stato sepolto in varie località, spostato più volte o addirittura perduto.
In un primo momento, l’informazione ufficiale indicava la chiesa di San Vitale come ultimo luogo di riposo del poeta. Tuttavia, come sappiamo, anche questa versione è stata messa in discussione a causa della mancanza di informazioni dettagliate e affidabili che avvalorino l’ipotesi.
La verità è che la tomba del poeta sembra essere scomparsa senza lasciare traccia. Si dice che la tomba sia stata manomessa più volte nel corso della storia, e che le documentazioni di ogni intervento non siano mai state conservate. Alcuni suggeriscono che possa essere stata cancellata per ragioni politiche o ideologiche, mentre altri credono che la ricerca della felicità finale del poeta sia stata ostacolata da qualcuno che forse non ha dormito per molti secoli.
Per questo motivo il luogo preciso in cui si trova la sua tomba rimane un mistero senza soluzione. Tuttavia, la sua bellezza e la sua eredità letteraria sono presenti ovunque: nella poesia che ha scritto, nella bellezza della natura che ha osservato e nell’anima che ha restituito al mondo.
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