Luoghi di Napoli: il Petraio, le scale che attraversano una parte insolita della città

Le scale che si inerpicano su per la collina e si insinuano nelle sottili fessure tra una casa e l’altra, donano sempre una visione diversa della città. Le scale del Petraio si snodano tranquille tra abitazioni basse e spazi verdi, una dimensione antica che resiste al caos della città. Leggiamone la storia.
Luoghi di Napoli: il Petraio, le scale che attraversano una parte insolita della città.
Le scale che si inerpicano su per la collina e si insinuano nelle sottili fessure tra una casa e l’altra, donano sempre una visione diversa della città. Le scale del Petraio si snodano tranquille tra abitazioni basse e spazi verdi, una dimensione antica che resiste al caos della città. Leggiamone la storia.
Un tempo denominate imbrecciata per via dell’accentuata pendenza e della pavimentazione con ciottoli detti in dialetti vrecce o brecce, le scale del Petraio si presentano come un lungo e articolato percorso risalente il fianco della collina vomerese. Congiungono il Corso Vittorio Emanuele a via Annibale Caccavallo, raggiungendo San Martino e il Castel Sant’Elmo e costituendo il collegamento privilegiato con il centro della città sul versante occidentale. Il nome Petraio nasce dal termine napoletano petraro, e cioè, ci spiega il Doria in “Le strade di Napoli” ( 1971), “luogo acclive abbondante di ciottoli ed altro petrame che per le pioggie o per i lavori campestri si stacca da altri terreni di alluvione”. D’altra parte, il tracciato del Petraio ricalca quello di un antico alveo torrentizio che faceva defluire a valle i corsi d’acqua della collina.
Percorso affascinante di scoperta di un piccolo borgo fatto di case bianche e basse, aperte su graziosi slarghi o affacciate direttamente sulle scale, che le attraversano con armonia architettonica. Un’edilizia spontanea che si fonde alla morfologia del luogo intessuto di spazi Verdi e affacciato sul panorama più bello della città, quello del mare e del Vesuvio. L’esclusivo transito pedonale ne ha permesso nel tempo la sopravvivenza mantenendo nel tempo l’originaria configurazione. Soprattutto nella parte alta, il Petraio sembra avere infatti conservato un carattere incontaminato, lontano dal caos della città intorno. Sulle rampe e sui gradini si apre un mondo antico, immerse nella luminosità aperta dell’esposizione a mezzogiorno. All’altezza del Corso Vittorio Emanuele, le scale si dividono in due rampe collegandosi al largo di Santa Maria Apparente con la chiesa fondata nel 1581 da Padre Filippo da Perugia per custodire un’immagine della Vergine, dal popolo ritenuta miracolosa, e ritrovata dipinta su di un muro che chiudeva un vicolo presso il Petraio.
Le guide antiche della città ricordano che nella seconda metà del Settecento, il convento dei Padri Riformatori dell’Ordine di San Giorgio annesso alla chiesa, venne soppresso, e trasformato in carcere in cui furono imprigionati i rivoluzionari di Napoli del 1799 e più tardi quelli dei moti liberali del 1848. Di fronte allo slargo, si aprono gli omonimi gradoni, prosieguo ideale del Petraio, e che giungono fino a Chiaia, attraverso la zona della Vetriera e delle rampe Brancaccio. Questo lungo percorso, che inizia dalla sommità della collina vomerese, e conduce al centro città, testimonia la funzionalità di questi percorsi pedonali e di scale che la città deve tutelare e proteggere dal rischio sempre presente dell’incuria e dell’abbandono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA