Festa dei Cornuti di Ruviano, la più pagana di tutte le feste religiose campane

Fino a qualche anno fa anche i “cornuti” avevano una loro festa, ricadeva nel giorno del loro patrono: San Martino, l’11 di novembre. Ruviano, nel Casertano, si animava di una divertente e canzonatoria processione di uomini provvisti di corna. Con canti, balli e vino si celebrava il periodo della vendemmia e si riviveva del rito pagano del ringraziamento agli dei per il raccolto. Qui il racconto di una delle feste più spassose di tutte.
Festa dei Cornuti di Ruviano, la più pagana di tutte le feste religiose campane.
Fino a qualche anno fa anche i “cornuti” avevano una loro festa, ricadeva nel giorno del loro patrono: San Martino, l’11 di novembre. Ruviano, nel Casertano, si animava di una divertente e canzonatoria processione di uomini provvisti di corna. Con canti, balli e vino si celebrava il periodo della vendemmia e si riviveva del rito pagano del ringraziamento agli dei per il raccolto. Qui il racconto di una delle feste più spassose di tutte.
Eh, sì! Anche i cornuti hanno la loro festa, o meglio avevano, dato che da qualche anno la Regione Campania ha purtroppo deciso di tagliare fondi pubblici a questa come ad altre feste. Ma cosa e dove accadeva? Raccontiamone la storia. Accadeva a Ruviano, piccolo paese del Casertano, popolato da non più di duemila anime, il giorno di San Martino, l’11 novembre. Chi sono i cornuti? Ma sì, proprio quelli che sono stati traditi da mogli e fidanzate e che con notevole ironia e rassegnazione in occasione della festa, si davano a balli e canti. Uno di questi è l’Inno dei Cornuti , che così recita: “Quann ven San Martin nuj facimm stu casin, di curnut Iss è ‘o patron, gloria, onore e devozion. Nuj pa via cantamm allerament, chi nun ven è nu fetent, se cred ca nun ten nient, invece ten nu caric pendent”.
Il coro dava sfogo all’allegria , mentre la folla in strada si divertiva e l’atmosfera si riscaldava con i balli. Il clou della festa era quando partiva il corteo, a cui si partecipava in costume e con vistose corna portate sul capo, con una banda musicale che cadenzava il ritmo e suonava l’Inno dei Cornuti. L’evento conclusivo della festa era l’incendio di un grosso fantoccio di pezza, ovviamente dotato di corna, tra il giubilo generale. Celebrazione non tutta laica, comunque, dato che quella di San Martino, il protettore delle “povere vittime” di adulterio, è una ricorrenza che cade nel periodo della vendemmia, in cui già in età pagana si soleva festeggiare per ringraziare le divinità per il buon raccolto e i frutti della terra.
Come per tante altre feste, vi era una singolare commistione tra sacro e profano, tra il laico e il religioso. Lo storico romano Sulpicio Severo, nel suo “Vita di Martino”, riporta l’episodio di un soldato romano tradito dalla moglie e convinto proprio da San Martino a perdonarla e a tornare da lei. Chiare e preponderanti comunque le radici pagane di questa festa, di carattere essenzialmente dionisiaco, di spirito bacchico e godereccio. Ma, per venire ad anni molto più recenti, ricordiamo come nacque questa festa. Fu sul finire degli anni ’70, che un gruppo di ragazzi, memori delle antiche tradizioni, e vogliosi di far rinascere i vecchi riti, patrimonio storico e culturale del proprio paese, decisero di onorare il giorno di San Martino come da generazioni la leggenda narra.
Si racconta che una sera, dopo una cena a base di carne di montone, animale dotato di un gran paio di corna, i giovani ruvianesi decisero di sfilare per le strade deserte del paese, sfidando il giudizio della gente, con copricapo dotati di vistose protuberanze, a mo’ di corna.
Vista l’immediata simpatia che riscossero tra le gente, da allora la festa dei Cornuti si teneva ogni anno, con grande successo di pubblico. Con la speranza che ritorni a ricevere le sovvenzioni e a essere rimessa in vita quanto prima.
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