Monumenti napoletani: Villa d’Elboeuf, la regina delle ville vesuviane

Imbrigliata dalle lamiere dei lavori di ristrutturazione è difficile immaginare il suo antico splendore. Eppure, Villa D’Elboeuf è una delle più spettacolari ville del Miglio d’Oro, e la sua storia è ricca di curiosità e eventi significativi, come quando durante una mareggiata re Carlo e sua moglie vi trovarono riparo, se ne innamorarono e presero una decisione.
Monumenti napoletani: Villa d’Elboeuf, la regina delle ville vesuviane.
Imbrigliata dalle lamiere dei lavori di ristrutturazione è difficile immaginare il suo antico splendore. Eppure, Villa D’Elboeuf è una delle più spettacolari ville del Miglio d’Oro, e la sua storia è ricca di curiosità e eventi significativi, come quando durante una mareggiata re Carlo e sua moglie vi trovarono riparo, se ne innamorarono e presero una decisione.
Oggi è in fase di restyling avanzato e dopo decenni di incuria ritrova pian piano la sua luce. È villa D’Elboeuf, protesa sul mare del Porto Borbonico del Granatello a Portici, la villa venne eretta nel 1711.
Sono gli anni d’oro dell’architettura in queste terre un tempo davvero incantevoli, quelli che videro il fiorire delle Ville Vesuviane. La prima in ordine cronologico di queste ville che di lì a poco puntelleranno, impreziosendolo, tutto il tratto di costa che da San Giovanni a Teduccio si allunga fino a Torre del Greco, il cosiddetto Miglio d’Oro, è proprio la Villa D’Elbeoeuf.
Di stile barocco, la villa presenta due portali in marmo e piperno a cui si accede da una doppia, monumentale scalinata collegata ad una terrazza che affaccia sul mare.
Importante la storia di questo palazzo, che fu fatto edificare da Emanuele Maurizio di Lorena, duca d’Elboeuf.
Costui assegnò il progetto ad uno dei migliori architetti del tempo, nientepopodimeno che Ferdinando Sanfelice.
Ma importante perché? Perché se Portici ha conosciuto la gloria dell’esser scelta come sito di una delle più mirabili residenze reali, lo si deve proprio a Villa D’Elboeuf. A sua volta poi, il sorgere della Reggia tra Portici ed Ercolano diede impulso alla costruzione delle altre numerose Ville Vesuviane (122 in totale), un tesoro architettonico come pochi in Italia.
Ma andiamo con ordine. Il duca d’Elbeouf, luogotenente generale della cavalleria a Napoli per conto dell’imperatore asburgico Giuseppe I, visse nella bella dimora porticese fino al 1716. In questi anni si divertì ad abbellirla, mise a dimora piante esotiche nel giardino, ma soprattutto ne arricchì gli arredi con i numerosi reperti provenienti dall’area archeologica della vicina Ercolano.
Ed ecco un altro tassello fondamentale della storia dell’area vesuviana e dell’intera città di Napoli. Questi manufatti vennero alla luce per puro caso, durante i lavori per la costruzione di un pozzo in un terreno di proprietà di un contadino ad Ercolano. Venutone a conoscenza, il Duca austriaco pensò bene di portare avanti degli scavi in proprio: in assoluto, i primi scavi archeologici dell’area vesuviana, quelli che poi diedero il via a tutta l’opera di rinvenimento delle antiche città romane sepolte sotto la cenere. Un primato non da poco se ci pensate.
Ma torniamo alla nostra bella villa e questa volta parliamo di re e di regine. Era il 1738, durante una violenta mareggiata, Carlo di Borbone e la moglie Maria Amalia di Sassonia, in navigazione nel Golfo, sono costretti con la loro imbarcazione a trovar riparo in fretta e furia. Accolti con tutti gli onori presso Villa d’Elboeuf, frattanto passata ad un altro proprietario, il duca di Cannalonga, il re e la consorte rimasero così affascinati dalla bellezza della costa, del palazzo e da tutta l’aria circostante, che decisero di dare il via alla costruzione della grande Reggia porticese, che diverrà una delle residenze estive della famiglia reale. Questo stesso re, che non aveva potuto dimenticare la bellezza di quella villa sul mare, nel 1742 la acquistò facendone la dependance e l’approdo al mare del Palazzo Reale, ubicato a pochissimi metri da lì.
Carlo di Borbone amava la pesca e la villa gli consentiva di divertirsi nella pratica e, infatti, fino a una cinquantina di anni fa, si potevano ancora vedere sulla spiaggia i canali che convogliavano le acque marine che alimentavano piccole peschiere, scavate nella dura lava vesuviana. I reali, per accedere direttamente a Villa d’Elboeuf, fecero costruire un viale che dalla Reggia attraversava tutto il parco. Alla fine di questo si attraversava un primo ponte su via Gianturco, successivamente abbattuto, e un secondo ponte sulla linea ferroviaria, tutt’ora esistente, che dava accesso al palazzo.
Risale agli anni di Gioacchino Murat (1808-1815), invece la costruzione dei bagni a mare ai piedi della villa. Li volle per sé e per le figlie Carolina Bonaparte, moglie del generale francese, unico esempio al mondo di architettura balneare stile Impero.
Ma la gloriosa storia di questo bellissimo esempio di Villa Vesuviana dura poco più di un secolo, purtroppo. Nel 1839 infatti, la costruzione della linea ferroviaria Napoli-Portici ne ha stravolto l’equilibrio e l’armonia architettonica, spezzando la continuità tra palazzo e parco retrostante. Da lì in poi inizia la storia del lento declino della villa.
Con l’unità d’Italia i beni dei Borboni furono alienati al Demanio, la villa fu messa all’asta ed acquistata dalla famiglia Bruno.
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