Lo sapevate? Napoli un tempo era chiamata la “città dei sette castelli” (SECONDA PUNTATA)

(SECONDA PUNTATA) Napoli dal Medioevo sino alla fine del Settecento era provvista di un sistema difensivo incredibile, costruito e studiato per difendere e proteggere al meglio la città e il Golfo di Napoli in generale. Quali erano questi sette castelli e cosa è rimasto? Scopriamolo insieme. Nella prima puntata abbiamo visto Castel dell'Ovo, Castel Capuano e il Maschio Angioino, oggi andremo a "visitare" gli altri quattro: Castel Sant’Elmo, Castello del Carmine, Castello di Nisida e il Forte di Vigliena.
Lo sapevate? Napoli un tempo era chiamata la “città dei sette castelli” (SECONDA PUNTATA).
(SECONDA PUNTATA) Napoli dal Medioevo sino alla fine del Settecento era provvista di un sistema difensivo incredibile, costruito e studiato per difendere e proteggere al meglio la città e il Golfo di Napoli in generale. Quali erano questi sette castelli e cosa è rimasto? Scopriamolo insieme. Nella prima puntata abbiamo visto Castel dell’Ovo, Castel Capuano e il Maschio Angioino, oggi andremo a “visitare” gli altri quattro: Castel Sant’Elmo, Castello del Carmine, Castello di Nisida e il Forte di Vigliena.
Castel Capuano, Castel dell’Ovo, Castel Nuovo (Maschio Angioino), Castel Sant’Elmo, Castello del Carmine, Castello di Nisida e il Forte di Vigliena, sono i sette castelli della città. Non tutti si sono conservati al meglio ma un tempo facevano parte di una roccaforte ben studiata, utile alla difesa della città. Un sistema strategico architettato non solo per proteggere Napoli ma per difendere le coste di tutto il Regno.
Andiamo a vedere uno gli altri quattro castelli.
Castel Sant’Elmo
Castel Sant’Elmo è un castello medievale che domina la collina del Vomero. Anticamente era chiamato Paturcium e sorge dove si trovava una chiesa dedicata a Sant’Eframo (da cui Eramo, Ermo e poi Elmo), edificata nel X secolo. Durante la Rivoluzione Napoletana del 1799 fu conquistato dal popolo e poi occupato dai repubblicani. Caduta la Repubblica diventò la prigione dei più importanti protagonisti della rivoluzione: Giustino Fortunato, Domenico Cirillo, Francesco Pignatelli di Strongoli, Giovanni Bausan e Luisa Sanfelice. Oggi è stato trasformato in un museo. Appartiene al Demanio e dalla sua posizione (250 m s.l.m.) si può osservare tutta la città, il golfo, e le strade che dalle alture circostanti conducono alla città.
Castello del Carmine
Il castello del Carmine o Sperone era una fortezza della città di Napoli, nel quartiere Mercato collocabile tra piazza del Carmine, via Marina e corso Garibaldi. Il Castello del Carmine fu fatto costruire nel 1382 da Carlo III di Durazzo. Fu sistemato nell’angolo meridionale della cinta muraria cittadina vicino a un torrione chiamato Sperone, nel quartiere Mercato. Del castello, demolito nel 1906 per rettificare l’ultimo tratto del Corso Garibaldi, rimane solo la Torre Spinella e un tratto di mura aragonesi che l’affiancano.
Castello di Nisida
Il castello di Nisida è un edificio di Napoli situato a Nisida, isolotto dell’arcipelago delle isole Flegree. Il Castello di Nisida, costruito nel XVI secolo fu concepito dal vicerè Don Pedro de Toledo come vertice del sistema difensivo che si estendeva da Baia fino allo Sperone. Con la terribile peste del 1626, il vicerè Antonio Alvarez de Toledo lo fece trasformare in lazzaretto per ricoverare gli ammalati, poi con i Borbone diventò carcere per i prigionieri politici. Oggi invece ospita la Colonia di Redenzione per i Minorenni.
Forte di Vigliena
Il forte di Vigliena è un monumento nazionale, di cui rimangono oggi solo alcuni tratti di muraglione; si trova nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, in via Marina dei Gigli (ex stradone Vigliena).
Della Fortezza di Vigliena oggi resta ben poco. Era il presidio più meridionale della città di Napoli.
Alto solo sei metri, per favorirne il defilamento al tiro nemico del mare, di forma pentagonale, e circondato da un fossato largo ben nove metri e profondo cinque, era concepito in maniera tale da assicurare la difesa del porto di Napoli con i suoi cannoni. Al forte si accedeva tramite un rivellino di forma triangolare dotato di parapetto e fuciliera di guardia. Tale configurazione doveva servire anche per portare degli attacchi di sorpresa contro eventuali invasori.
La fortezza fu fatta costruire nel 1702 dal viceré Juan Manuel Fernandez Pacheco y Zuniga, marchese di Villena, da cui prese il nome. Il forte è famoso anche perché il 13 luglio 1799, centocinquanta rivoluzionari comandati dal sacerdote di Conigliano calabro Antonio Toscano furono assaltati da tre battaglioni sanfedisti del cardinale Ruffo. Toscano, che stava soccombendo, decise di dare fuoco alle polveri, causando la propria morte e quella di buona parte dei suoi uomini e dei nemici. Il forte fu, così, semidistrutto dall’esplosione e si salvò un solo repubblicano, Fabiani, che si lanciò in mare prima dello scoppio. Ultimamente, nonostante le tante proposte di recupero, giace in stato di semi abbandono.
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