Sapete a cosa servono gli anelli di ferro appesi fuori dai palazzi milanesi?
Riconoscete questi anelli appesi fuori dai palazzi? Vi siete mai chiesti a cosa servissero? Ecco tutta la storia!
Vi è mai capitato di passeggiare per le vie del centro di Milano e di notare degli anelli di ferro, magari un po’ arrugginiti e dall’aspetto antico, fissati all’esterno di un palazzo e di fianco ai portoni d’ingresso? Lo sapete a cosa servivano? Ecco la spiegazione!
Ormai vengono applicate solo nelle scuderie o nei maneggi, ma una volta erano ovviamente necessarie ovunque: stiamo parlando degli arpioni da cavallo! Questi anelli di ferro, a volte dalla forma ovale o allungata, fomentano ancora oggi l’immagine di nobili destrieri e cavalli di razza che camminavano fra le vie della città…come mezzo di trasporto! Prima delle macchine, dei tram e degli autobus, il trasporto era infatti solo su cavallo. I quadrupedi servivano ai cittadini per spostarsi o per spostare merci e trainare carrozze o carrette con i viveri di prima necessità.
Sono comunemente chiamati ‘campanelle‘ e servivano a garantire la sosta e il riposo agli animali senza che cavalli, asini e muli scappassero o venissero rubati. Di campanelle da cavallo ce ne sono di tutti i generi, alcune sono ancora finemente decorate con intarsi in rame e bronzo, come quelle dei palazzi signorili, altre invece sono in ferro battuto e lavorate a mano dai vecchi maniscalchi meneghini.
Più semplici ed essenziali erano queste “campanelle”, più servivano agli animali da servizio. In alcuni borghi adiacenti al capoluogo meneghino si trova ancora qualche campanella in pietra, volte a simboleggiare che lì abitavano e lavoravano mulattieri, panettieri, fornai, pescivendoli… insomma, personaggi ben lontani dalla ricca nobiltà milanese.
Ovviamente i cavalli e gli altri animali da trasporto o da lavoro non andavano attaccati per le redini o per le briglie, ma per la testina che ne circondava il muso e le orecchie. In questo modo, in caso di strattone, il cavallo non rischiava di ferirsi in bocca e la campanella non si sarebbe stacca dal muro. Insomma, c’era tutto un decalogo su come e quando attaccare gli animali alla campanella. Per esempio, era vietato farlo dopo una certa ora la sera, proprio per evitare che le scorribande notturne indispettissero l’animale e causassero danni o disagi agli avventori dei locali e delle locande. Un’altra regola era quella di non legare più di due animali alla stessa campanella.
Proprio per evitare un sovraffollamento davanti alle case popolari o nelle strette vie del centro, per le vie cittadine potevano essere attaccati solo due cavalli per campanella, e comunque non più di 5/6 animali lungo l’intero percorso della via. A dirla tutta, l’utilizzo delle campanelle era quasi esclusivamente pensato per i lavoratori o per le persone che proprio non potevano fare a meno di spostarsi a cavallo, come i gendarmi o le signore della ricca nobiltà.
Si tratta ovviamente di un’usanza ormai estinta, oggi molti di questi anelli sono stati fusi e utilizzati in altra maniera, altri invece sono stati ancorati saldamente al muro in modo che non sbatacchiassero qua e là in caso di terremoto o di forte vento. Alcuni però rimangono e ricordano a tutti i milanesi una memoria di tempi passati. E voi, la conoscevate questa storia?
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