Il Limelight a chiuso da tempo: storia di una discoteca sostituita dal supermercato
Per chi nel 2011 aveva 15 anni, il Limelight era la discoteca per eccellenza. Una discoteca che apriva il sabato pomeriggio, faceva entrare un sacco di minorenni, e creava più ressa e spintoni del Black Friday. Insomma, forse il Limelight, nella sua storia, ha creato più problemi che soluzioni. Ecco cosa è successo davvero.
Il Limelight a chiuso da tempo: storia di una discoteca sostituita dal supermercato.
Il vecchio Limelight è ormai diventato un supermercato. E voi, cosa ne pensate?
Per chi nel 2011 aveva 15 anni, il Limelight era la discoteca per eccellenza. Una discoteca che apriva il sabato pomeriggio, faceva entrare un sacco di minorenni, e creava più ressa e spintoni del Black Friday. Insomma, forse il Limelight, nella sua storia, ha creato più problemi che soluzioni. Ecco cosa è successo davvero.
Poco prima della pandemia la procura ha aperto un’inchiesta sul locale di via Castelbarco per inquinamento acustico, e la cosa è stata poi gestita da Palazzo Marino, pronto a intervenire con il pugno di ferro contro i gestori della discoteca. Una delle contestazioni maggiori era l’irregolarità nei certificati antincendio: gli stessi vigili del fuoco riscontravano carenze nelle dotazioni di sicurezza, soprattutto nel motore dell’impianto di aerazione. Sono controlli sugli impianti che le discoteche devono regolarmente e tassativamente fare per tenere aperto. Quello che però lasciava perplesse le autorità era la fiumana di gente che settimanalmente entrava in quella discoteca. In uno spazio dove potevano entrare a malapena 1000 persone, ne entravano più del doppio. Questo, dentro un locale che già faceva fatica a essere a norma di legge per la sicurezza, era decisamente un rischio troppo alto.
A nulla sono servite le lamentele dei proprietari, convinti che nei loro confronti ci fosse un accanimento sociale. E in effetti, negli esposti contro la discoteca, gli abitanti sostenevano che le vibrazioni della musica avrebbero contribuito a creare crepe nei muri dell’edificio, oltre a disturbare il regolare sonno cittadini tutti i sabati pomeriggio, e, più in generale, tutti i weekend.
Come se tutto ciò non fosse già abbastanza compromesso, sono arrivati anche i controlli sulle misure igieniche. Apriti cielo! Ciò che i reparti sanitari della Polizia Locale hanno trovato nei bagni e dietro al bancone del bar faceva venire la pelle d’oca. Tra bottiglie avariate e fognature otturate, uscire da quella discoteca senza aver contratto un qualche tipo di fungo, muffa o spora, era un miracolo.
Insomma, il braccio di ferro fra istituzioni e Limelight è durato qualche mese. Da un lato, i cittadini che abitavano di fronte alla discoteca erano ormai esasperati dal sonno perduto, dall’altro Palazzo Marino non poteva apporre i sigilli di chiusura prima che fosse passato un po’ di tempo, e soprattutto non poteva farlo senza preavviso. Ma la diatriba non è durata in eterno: la cattiva pubblicità e gli articoli di giornale che remavano contro la discoteca sono diventati quotidiani, e alla fine i gestori hanno preferito sbarrare le porte e mandare tutto al diavolo.
Chi ha frequentato quella discoteca, forse per noia o per sentirsi più grande di quel che era (effettivamente andare in discoteca di pomeriggio è una cosa un po’ borderline, ma quando si hanno 15 anni va bene tutto), sa bene che in realtà il Limelight era un postaccio. Pomeriggi passati ad ascoltare musica commerciale durante eventi come “Schiuma Party” o “Lemon Party” servivano soprattutto per sballarsi, bere e, nella migliore delle ipotesi, comportarsi da ignoranti. Il Limelight è un’era che, con il piacere o il rammarico di molti, si è definitivamente chiusa.
Oggi al posto della discoteca c’è il supermercato Conad. Che sia forse questa la morale consumista dietro tutta la vicenda? All’inquinamento acustico preferiamo recarci al supermercato e passare il tempo nella scelta di prodotti, più o meno convenienti, per il gusto o la necessità di sentirci parte integrante della socialità milanese? E se una discoteca non riesce a stare al passo con i tempi, può un supermercato porsi come nuovo strumento di urbanizzazione cittadina?
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