Milano, il sogno di Metanopoli si è già spento

Mai sentito parlare di Metanopoli? Doveva essere un quartiere da sogno, ma purtroppo si è infranto. Ecco cosa è successo.
Milano, il sogno di Metanopoli si è già spento.
Mai sentito parlare di Metanopoli? Doveva essere un quartiere da sogno, ma purtroppo si è infranto. Ecco cosa è successo.
Metanopoli doveva essere “la città ideale”, creata da Enrico Mattei negli anni ’50 alle porte di Milano. La realtà è però ben diversa. Le società del Gruppo Eni, che avevano le sedi proprio a Metanopoli e sorreggevano un po’ tutto il quartiere con la loro presenza, stanno lasciando gli uffici per spostarsi a Milano e, più in generale, il senso di appartenenza e condivisione che avevano fondato le basi per questo quartiere avanguardistico, sono solo un ricordo.
Metanopoli si presenta oggi come un quartiere dormitorio, semi disabitato e senza grandi centri d’interesse per le persone che vi abitano. Mattei voleva creare un quartiere autosufficiente, sostenibile e coeso, un luogo dove operai, dirigenti, lavoratori e precari potessero vivere in perfetta armonia. Sembrava un’utopia, ma per un po’ è stato così. Eppure, negli ultimi vent’anni, Metanopoli si è lentamente spopolato, fino a lasciare gli scheletri di enormi edifici e le ombre di un passato che non tornerà più.
Metanopoli è oggi molto lontano dall’originaria idea di “città-fabbrica” e invece che rappresentare una realtà urbana, viva e dinamica, rappresenta un decadimento temporale e sociale senza precedenti. Questo piccolo quartiere pensato per essere autosufficiente ha smesso da tempo di essere gestito secondo criteri di sostenibilità ambientale e di efficienza, arrivando oggi a rappresentare in tutto e per tutto un modello di quartiere dormitorio, dove spaccio, micro-criminalità e noia dilagante sembrano aver allungato i loro tentacoli su tutto ciò che li circonda.
Ma l’idea di costruire un centro organizzativo e amministrativo nei pressi di San Donato nasceva con scopi nobili e ben precisi: dare vita a un hinterland milanese che non fosse solo una “zona cuscinetto”, ma un centro abitativo più bello, divertente e attrattivo. Dal 1952, in brevissimo tempo, Metanopoli si trasforma in una vera e propria “città del terziario” dove uffici, centri ricreativi, laboratori e centri sportivi coinvolgono attivamente i cittadini e i residenti. Tutti sognavano Metanopoli come una scappatoia dal grande caos metropolitano: il quartiere era lontano abbastanza dal caotico centro cittadino perché ci si potesse sentire “rilassati”, ma abbastanza vicino alla movida milanese perché la si potesse raggiungere comodamente in macchina.
Se oggi cercate qualcosa fa fare a Metanopoli, rimarrete molto delusi. Gran parte delle attività sono scomparse, il sogno sportivo dei centri polifunzionali si è spento, e la vita quotidiana scorre lenta, quasi andasse avanti per inerzia. Eppure le premesse per questo progetto lungimirante c’erano tutte. Ma oggi l’ombra di quei grattacieli immensi e inutilizzati rubano spazio al cielo, e la stazione ferroviaria pensata per essere la svolta green della mobilità milanese è un po’ tetra, abbandonata a se stessa. I furti nei pochi negozi rimasti sono all’ordine del giorno e qua e là si vedono carcasse di auto bruciate, effrazioni negli appartamenti e fermate degli autobus i cui vetri infranti ricordano gli atti vandalici reiterati nel tempo.
Insomma, non assomiglia proprio a ciò che Enrico Mattei aveva sognato. Purtroppo non esiste una soluzione nel breve periodo, e decidere cosa fare di Metanopoli non è nemmeno all’ordine del giorno, nella lista delle cose da fare riguardo l’hinterland di Milano. Possiamo solo sperare che nel prossimo decennio il Comune s’accorga di questa situazione e decida di dare nuova vita al quartiere, o di smantellarlo definitivamente, dando una nuova soluzione alle famiglie che ancora lo abitano.

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