I licei di Milano sono ancora “politicizzati”?

I licei di Milano sono ancora “politicizzati”? Per rispondere a questa domanda, abbiamo chiesto ad alcuni studenti dei Licei più storici, e la risposta ci ha davvero sorpreso.
I licei di Milano sono ancora “politicizzati”?
I licei di Milano sono ancora “politicizzati”? Per rispondere a questa domanda, abbiamo chiesto ad alcuni studenti dei Licei più storici, e la risposta ci ha davvero sorpreso.
Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro.
Quando la sottoscritta andava a scuola, diciamo all’incirca 10 anni fa, i principali Licei di Milano avevano tutti, chi più, chi meno, una collocazione politica ben definitiva. Mentre i licei classici e quelli psicopedagogici si muovevano in acque più di sinistra, partecipando a manifestazioni, collettivi e feste studentesche, i licei scientifici, dal liceo Leonardo Da Vinci al Liceo Volta, si collocavano per di più fra le frange di destra. Ovviamente, a loro volta questi licei creavano legami con altri licei, e tutti insieme gli studenti si riunivano per andare in manifestazione, chi con l’idea di manifestare e chi con l’idea di impedire ai manifestanti di manifestare. Eravamo ragazzi, non occorre dirvi quanto per alcuni di noi fosse importante andare in manifestazione e quanto, per tanti altri, era importante “bigiare” la scuola. Che ci sentissimo di destra o di sinistra, era importante essere giovani e, come tutti i giovani, essere arrabbiati contro il sistema e contro il mondo.
Le tematiche per cui i giovani oggi vanno in manifestazione non ci sfioravano molto: tutto il filone della green economy, della sostenibilità e dell’inquinamento atmosferico inizia molto dopo rispetto a quando io e i miei coetanei lasciavamo per sempre i banchi del liceo ed entravamo nelle Università. Considerazioni nostalgiche a parte, i licei dieci anni fa erano un gran calderone di movimenti studenteschi e di persone che si schieravano apertamente dal punto di vista politico. Era l’epoca d’oro di Facebook e le pagine di satira politica stavano vivendo sulla cresta dell’onda. Tutti volevamo farne parte, e tutti ci siamo sentiti in dovere di manifestare contro le ignobili riforme scolastiche, contro L’Expo e contro non si sa bene chi. Era un clima intrinsecamente politico, reduce forse da un patrimonio che perdurava da cinquant’anni.
E oggi? Ce lo siamo domandato, e abbiamo fatto il giro di alcuni licei di Milano per capire cosa pensano oggi i giovani. O meglio, per capire se c’è ancora una grinta politica a muoverli. A malincuore, abbiamo trovato la risposta. No, non c’è.
Sebbene i motivi per manifestare si siano pure triplicati negli ultimi anni, non ci sono più fazioni belligeranti e cori di un liceo contro un altro. Forse questo è un bene, perché significa che fare gruppo coeso contro un problema comune è pur sempre una scelta migliore che arrivare in manifestazione tutti divisi e con l’intento di essere arrabbiati. Eppure, parlando con qualche studente fuori dal Liceo Agnesi, ci siamo accorti che non c’è una grande predisposizione a manifestare per dei diritti che dovrebbero essere più che legittimi, per tutti. E poi ancora, andando di fronte al Liceo Classico Manzoni, abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi per cosa manifesterebbero oggi, e ci hanno risposto che naturalmente bisogna manifestare per il pianeta. Bene, benissimo. Se non fosse che dopo poco li abbiamo visto spegnere i mozziconi di sigaretta per terra.
Alla fine della fiera non possiamo incolpare nuove generazioni per essere diversi da quello che eravamo noi, d’altronde noi eravamo diversi da quello che i nostri genitori volevano che fossimo, ma vale comunque la pena chiedersi: sono i licei, con la loro pesante predominanza e l’imposizione delle regole, ad aver cambiato gli studenti, o sono gli studenti, con diverse filosofie e una sorta di “adattamento amorfo” ad aver cambiato la vita nei licei?

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