Lo sapevate? Porta Nuova, uno dei pochi passaggi medievali rimasti in città, rischiò di essere demolita
Lo sapevate? Porta Nuova, uno dei pochi passaggi medievali rimasti in città, rischiò di essere demolita
Lo sapevate? Porta Nuova, uno dei pochi passaggi medievali rimasti in città, rischiò di essere demolita
Gli archi di Porta Nuova in via Manzoni sono tra i pochi elementi di difesa rimasti della Milano del periodo. Nel 1869 rischiò di essere abbattuta: ecco che cosa accadde.
Lo sapevate? Porta Nuova, uno dei pochi passaggi medievali rimasti in città, rischiò di essere demolita.
Gli archi di Porta Nuova in via Manzoni sono tra i pochi elementi di difesa rimasti della Milano del periodo. Nel 1869 rischiò di essere abbattuta: ecco che cosa accadde.
Le porte principali della città in epoca medievale erano: Porta Orientale, Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina, Porta Comasina e Porta Nuova. Tra il 1500 e il 1800 gran parte delle mura e delle porte vennero abbattute.
Gli archi di Porta Nuova sono una delle porte maggiori sul tracciato medievale delle mura di Milano.
Fra il 1330 e il 1339 venne inserito il tabernacolo marmoreo della Madonna col Bambino e i Santi. La porta, giunta fino ai nostri giorni, ha subito alcune modifiche nel corso del ‘800 e ‘900 come l’allargamento dei passaggi pedonali, ai lati del doppio fornice medievale.
La porta rischiò di essere demolita dopo che il Comune di Milano, nel 1869, indisse una discussione sulla demolizione o il mantenimento degli archi: la demolizione non venne approvata anche grazie alla ferma opposizione di una larga parte del mondo culturale della Milano dell’epoca; in particolare si può ricordare il discorso tenuto all’Accademia fisio-medico-statistica il 18 febbraio di quell’anno dallo storico e patriota Damiano Muoni a difesa del mantenimento della porta.
La porta, inglobata tra edifici minori, è situata al termine esterno di via Manzoni dove passava l’antica cerchia muraria medievale della città nonché la cerchia dei navigli. Il lato esterno dell’antica Porta Nuova dà invece su Piazza Cavour, caratterizzata dal monumento bronzeo del primo Presidente del Consiglio dei Ministri del neonato Regno d’Italia.
Nel paramento del lato interno della porta sono inoltre state inserite a scopo decorativo delle lapidi di età romana di cui è ignota la collocazione originaria.
Lo sapevate? Il mezzo di trasporto simbolo di Milano è il tram
Milano ha un suo mezzo di trasposto caratteristico e distintivo: il tram. Tra i simboli della città il tram rimane sempre uno dei favoriti, non solo tra i turisti, ma anche tra gli stessi milanesi, che lo hanno sempre considerato il “mezzo” per eccellenza, quello a cui emotivamente si è più legati, anche perché la sua storia è così unita a quella della stessa città e del suo popolo.
Lo sapevate? Il mezzo di trasporto simbolo di Milano è il tram
Milano ha un suo mezzo di trasposto caratteristico e distintivo: il tram. Tra i simboli della città il tram rimane sempre uno dei favoriti, non solo tra i turisti, ma anche tra gli stessi milanesi, che lo hanno sempre considerato il “mezzo” per eccellenza, quello a cui emotivamente si è più legati, anche perché la sua storia è così unita a quella della stessa città e del suo popolo.
Alcuni dei tram in circolazione sono ancora mezzi originali, che Atm ha saputo mantenere inalterati nel tempo, restaurati e pienamente efficienti, pronti per sferragliare in pieno centro come cento anni fa.
La rete tranviaria della città è formata attualmente da diciassette linee urbane. Le vetture tranviarie sono una componente tipica del paesaggio milanese, in particolare i caratteristici tram “tipo 1928” (serie 1500), costruiti fra il 1928 e il 1932 in 502 esemplari di cui circa 150 sono ancora in circolazione. Andiamo alla scoperta di questo mezzo di trasporto così caratteristico.
Potrebbe apparire un po’ démodé con la sua linea di altri tempi, in realtà è incredibilmente cool, in mezzo a tanta modernità. Con quel suo lento sferragliare e un avanzare lento in mezzo al traffico, spesso caotico.
Il rumore dei tram milanesi è caratteristico: lo stridore dei freni, le porte a soffietto che si spalancano e della pedana che scende. In molte di queste carrozze, a bordo tutto è rimasto fermo al secolo scorso: gli interni in legno e le sedute a panca dove sedersi perpendicolari al senso di marcia.
Dopo l’istituzione dei servizi con omnibus avvenuta nel 1841, la prima linea tranviaria milanese fu la Milano-Monza, inaugurata l’8 luglio 1876 con trazione animale. La linea aveva capolinea fuori Porta Venezia, all’inizio dell’attuale corso Buenos Aires, all’esterno del perimetro urbano. L’anno successivo, il 24 giugno 1877 venne inaugurata una seconda linea, la Milano-Saronno, con capolinea all’Arco della Pace.
Dopo solo pochi mesi, l’amministrazione cittadina acconsentì a posare le rotaie all’interno della cerchia muraria: la linea per Monza venne prolungata pertanto fino in largo San Babila, mentre quella per Saronno, attraverso la piazza d’armi del Castello, fino a via Cusani. Il 6 giugno 1878 venne inaugurata la prima tranvia a vapore, diretta a Vaprio. Il successo della linea rese popolare la trazione a vapore, che si estese sull’esistente linea di Saronno (1878), e sulle nuove linee per Sedriano (1879), Vimercate, Pavia e Lodi (1880), Giussano (1881), ed altre ancora. Tali linee non formavano una rete unitaria, ma risultavano tronconi a sé stanti, addirittura con diversi capilinea, affidati rispettivamente a società differenti.
Le prime tranvie urbane, a trazione animale, vennero inaugurate l’11 aprile 1881 in occasione della grande Esposizione industriale nazionale. Le linee avevano andamento radiale, con capolinea centrale in piazza del Duomo, dirette verso le porte cittadine. La rete era gestita dalla Società Anonima degli Omnibus (SAO).
Nel 1892 la società Edison presentò un progetto di elettrificazione della rete tranviaria urbana, realizzando l’anno dopo una linea sperimentale (da piazza del Duomo a corso Sempione attraverso i nuovi quartieri residenziali) per dimostrare i vantaggi del nuovo sistema. Pertanto dal 1895 la Edison sostituì la SAO nella gestione della rete, la cui elettrificazione venne completata nel 1901. Da allora in poi fu un crescendo di utilizzi e innovazioni, rallentato solamente durante i due conflitti mondiali.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, malgrado la rapida ed estesa ricostruzione della rete milanese, il tram cominciò ad essere considerato un mezzo obsoleto e poco flessibile: il Piano del ’53 ne prevedeva la completa eliminazione dalle aree centrali e la sua sostituzione con una rete di metropolitane (già ipotizzata nell’anteguerra).
La crescita del traffico di auto private sembrava dimostrare la cattiva reputazione del tram agli occhi dei pendolari: sebbene i tram godano tuttora della precedenza rispetto a ogni altro veicolo, gli ingorghi stradali che iniziavano a formarsi avevano un grave effetto su una rete tanto capillare e presente in tutte le principali arterie cittadine. La velocità media dei tram milanesi, già attualmente molto bassa, scendeva quasi a passo d’uomo in alcune aree della città.
Il declino fu rapido: nel 1957 iniziarono i lavori di scavo della linea 1 della metropolitana, che ridimensionò notevolmente la funzione del tram.
Negli anni Settanta ci fu anche un riammodernamento ma le linee furono ulteriormente ridotte. Nonostante i tagli e le perplessità, comunque, la rete tranviaria milanese è tuttora una delle più efficienti d’Italia e sono ancora tanti i milanesi e i turisti che utilizzano il tram per spostarsi da un capo all’altro della città.
Lo sapevate? Nell'Arena Civica di Milano un tempo si facevano persino le battaglie navali. [caption id="attachment_669" align="alignnone" width="960"] L'Arena di Milano.[/caption] L'Arena Civica è un vecchio impianto milanese, intitolato…
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