Identità e fiducia, due virtù mancanti: il Cagliari ha bisogno di ricercare se stesso, con o senza Rastelli
Sono ore calde, ore di riflessioni e telefonate. Massimo Rastelli sta aspettando con ansia le decisioni del presidente Giulini e dei suoi collaboratori, starà ripensando alla partita di ieri e al fatto che sarebbe bastato un solo gol per riprendere
Sono ore calde, ore di riflessioni e telefonate. Massimo Rastelli sta aspettando con ansia le decisioni del presidente Giulini e dei suoi collaboratori, starà ripensando alla partita di ieri e al fatto che sarebbe bastato un solo gol per riprendere il Genoa e salvare il salvabile. Invece il 3-2 lo inchioda ad una realtà dove il suo posto è tremendamente in bilico e si fa la conta dei possibili pretendenti: si passa dai costosi Guidolin e Mazzarri, agli scalpitanti e in odore di sconto come Iachini e Oddo, fino alle soluzioni interne come Mario Beretta. Una decisione questa che va ponderata per bene e che dovrà dare risultati immediati per non dover tornare indietro e richiamare il tecnico di Torre del Greco ad assumersi una situazione aggravata rispetto a quella che probabilmente lascerà.
Nove punti in tre partite casalinghe pesano, soprattutto se persi contro le parigrado Sassuolo, Chievo e Genoa. Passino i clivensi, ma le altre due compagini non hanno dimostrato nulla di più rispetto ai rossoblù, se non la capacità di approfittare degli errori di posizione della difesa. Nel pomeriggio di ieri la presenza di Gregory Van Der Wiel è stato un fattore profondamente negativo: l’olandese è apparso impacciato, timido, senza gamba e senza voglia. Senza l’assistenza di Artur Ionita, ha mostrato il fianco a Galabinov e Laxalt che lo attaccavano senza soluzione di continuità, avendo compreso da che parte stava girando la gara. Lo ha compreso ma ha cercato di metterci una pezza Rastelli che ha concesso al suo terzino la bellezza di 45 minuti e due gol per garantirgli la fiducia necessaria a raddrizzare le sue sorti: fatica invana, ad inizio secondo tempo l’ingresso di Faragò ha donato quella imprevedibilità e quella marcatura per cui la partita ha iniziato a cambiare volto. Ad oggi l’ex Fenerbahce è un ex giocatore che avrà bisogno di molta panchina per riprendere la gamba e adattarsi ad un campionato che facilmente ti sa prendere in controtempo.
Ma non è un problema di Van Der Wiel se il Cagliari sta pagando lo scotto di queste prime gare. Il terzultimo posto è vicino un punto, le sconfitte consecutive sono quattro e in arrivo pare essercene una quinta, con quella Lazio così straripante da aver già battuto due volte la Juventus in stagione. Purtroppo alla squadra mancano identità e fiducia: la prima è rimasta salda fino alla gara con la Spal per poi naufragare col Sassuolo, disperdendosi nel manto della Sardegna Arena; la seconda si perde automaticamente con le sconfitte, con le giocate che non riescono, con i gol falliti, coi gol subìti, con la classifica deficitaria. È tutta una negatività che gira intorno, le cui responsabilità andrebbero distribuite ma a pagare sarà solo l’allenatore. Gli si può addossare soprattutto una poca “cazzimma”, che è stato il suo mantra una volta arrivato a Cagliari due anni e mezzo fa, e che oggi non riesce a tirare fuori coi suoi ragazzi. Per riacquistare un briciolo di considerazione dovrebbe ripristinare le caselle iniziali, evitando di cambiare fin troppo spesso l’assetto difensivo. I continui ribaltoni hanno destabilizzato il reparto nevralgico della squadra, che fatica ad avere una impronta contro avversari che tutto sono meno che difficili o impossibili da superare.
Rastelli o non Rastelli, questo è il dilemma. Purtroppo le alternative sembrano una piccola medicina in attesa che il tecnico campano si ristabilisca e attenda il suo turno per riprendere in mano il timone. Non può essere il nome giusto Giuseppe Iachini, ex centrocampista di spessore ma anche allenatore mediocre che a Udine non ha lasciato un buon ricordo; potrebbe esserlo Massimo Oddo per la sua capacità di far giocare discretamente bene una squadra, per le idee al passo coi tempi e la voglia di riscatto, ma si porta dietro anche una buona dose di sfiga che negli ultimi due anni a Pescara gli ha fatto passare più di qualche ora d’ansia; può esserlo e non può esserlo Mario Beretta, che non allena da diverso tempo ed ha lasciato la panchina in seguito ad una serie infinita di risultati sfavorevoli. Se proseguisse col trend, sarebbe particolare per quest’ultimo riprende in mano il proprio ruolo di responsabile del settore giovanile. Le soluzioni migliori dunque sono due: proseguire con Rastelli, dargli fiducia come ha dato fiducia lo scorso anno la società del Crotone al buon Davide Nicola, raggiungendo poi una salvezza insperata; affidare la conduzione delle operazioni al suo vice Nicola Legrottaglie, proseguendo dunque il buon lavoro iniziato in estate col nuovo staff tecnico e donando ai giocatori una continuità nell’approccio agli schemi ed alle trame di gioco.
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