Perché gli alleati bombardarono Cagliari e le città italiane durante la Seconda Guerra Mondiale?
Durante la Seconda guerra mondiale le città italiane furono colpite duramente dai bombardamenti alleati, e Cagliari fu tra i centri che pagarono uno dei tributi più alti. Le ragioni di questi attacchi furono molteplici e legate a strategie militari, logistiche e psicologiche. Gli obiettivi principali erano i porti, gli aeroporti, gli arsenali e le linee ferroviarie, infrastrutture vitali per l’Italia fascista e per le forze dell’Asse. Nel caso di Cagliari il ruolo strategico era evidente: la città ospitava un porto militare, un arsenale, depositi di carburante e collegamenti ferroviari che la rendevano un nodo fondamentale nel Mediterraneo. Colpire questi punti significava ridurre la capacità bellica dell’Italia, limitare i movimenti della marina e dell’aviazione e indebolire l’intero apparato bellico dell’Asse.
Ma i bombardamenti avevano anche una funzione psicologica, miravano a spezzare il morale della popolazione civile, a fiaccarne la resistenza e a minare ulteriormente la credibilità del regime di Mussolini. Cagliari divenne così bersaglio privilegiato delle incursioni del 1943, quando tra gennaio e febbraio grandi formazioni di aerei americani e britannici scaricarono sulla città un numero enorme di bombe. Gli obiettivi dichiarati erano il porto e le strutture militari, ma le conseguenze furono devastanti per l’intero tessuto urbano: i quartieri storici di Stampace, Castello, Marina e Villanova furono sventrati, molte chiese e palazzi rasi al suolo, intere strade ridotte in cumuli di macerie. Anche zone periferiche come Sant’Avendrace subirono gravi danni. Il bilancio fu drammatico, con un numero di vittime civili stimato tra le 700 e le 1.000 e migliaia di feriti.
Migliaia di famiglie persero la casa e la città conobbe giorni di paura, dolore e fuga. Dopo le ondate più pesanti di febbraio, Cagliari si svuotò: gran parte della popolazione venne evacuata verso i paesi dell’interno, trasformando il capoluogo in una città fantasma. L’eco di quella distruzione fu tale che il governo fascista definì Cagliari città martire, riconoscendo la gravità delle perdite subite. Eppure, per gli Alleati, quelle operazioni erano anche un passo necessario in vista delle invasioni che avrebbero portato allo sbarco in Sicilia e poi alla risalita della penisola. In tutta Italia le città subirono attacchi simili: Milano, Torino, Napoli, Roma, Palermo e molte altre pagarono un prezzo altissimo, non solo in vite umane ma anche in patrimonio artistico e architettonico. Per Cagliari, la tragedia dei bombardamenti del 1943 rappresentò uno spartiacque, un trauma collettivo che segnò per decenni la memoria dei suoi abitanti. I raid alleati furono dunque il risultato di precise strategie militari e di scelte politiche che intendevano accelerare la resa dell’Italia e fiaccare il consenso al regime, ma lasciarono dietro di sé macerie, dolore e una ferita ancora viva nella storia della città e del Paese.