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Le “patate di mare”: sapete da cosa e come si formano?

patata di mare

Di Ezu, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7798152

Passeggiando lungo le spiagge della Sardegna capita spesso di imbattersi in strane sfere marroni, tonde o ovali, dalla consistenza feltrosa. Molti le chiamano “patate di mare”, altri “palle di Nettuno” o “kiwi di mare”. Il loro nome scientifico è meno poetico: egagropile. Ma dietro il loro aspetto curioso si nasconde una storia affascinante e un ruolo fondamentale per l’ambiente.

Le egagropile si formano a partire dalle foglie fibrose della Posidonia oceanica, una pianta marina endemica del Mediterraneo, nota come il “polmone verde” del nostro mare. Quando queste foglie si staccano e si sfilacciano, le correnti e il moto ondoso le arrotolano progressivamente, dando vita a queste piccole sfere che si accumulano sulla battigia.

La loro presenza è molto più di una curiosità naturalistica. Le patate di mare infatti sono:

Formazioni simili si trovano anche in acqua dolce: l’alga verde Aegagropila linnaei, ad esempio, forma grandi sfere vellutate che di giorno galleggiano grazie alla fotosintesi e di notte si adagiano sul fondale.

Se in grandi quantità le egagropile possono segnalare un equilibrio alterato delle praterie sottomarine, la loro presenza moderata rappresenta invece un segno di mare sano e di un ecosistema ancora vitale. Insomma, quelle “patate” che troviamo sulle spiagge non sono rifiuti da scartare, ma testimoni preziosi della salute del nostro mare.

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