Cagliari, perito informatico 62enne indagato per stalking: riprendeva la vicina anche dentro casa.
Un caso inquietante di presunto stalking e violazione della privacy scuote un tranquillo quartiere residenziale di Cagliari. Un perito informatico di 62 anni è finito sotto inchiesta con l’accusa di interferenze illecite nella vita privata e atti persecutori ai danni di una vicina di casa, una donna di 31 anni.
Al centro dell’indagine, condotta dalla Procura del capoluogo sardo, un sofisticato impianto di videosorveglianza installato dall’uomo nel proprio giardino, composto da più telecamere, tra cui una di ultima generazione, orientabile, racchiusa in una sfera con visione notturna. Secondo quanto denunciato dalla donna, l’occhio elettronico non si limitava a monitorare l’area esterna, ma era in grado di spingersi fino a inquadrare finestre e interni della sua abitazione, dando così l’impressione di un controllo continuo e opprimente. La vittima, sempre più convinta di essere spiata, ha raccolto documentazione a supporto delle sue preoccupazioni e ha sporto formale querela. Le indagini hanno condotto al sequestro dell’intero sistema di sorveglianza. Tuttavia, dai primi accertamenti tecnici non sarebbero emerse immagini che ritraggano direttamente la donna all’interno della sua casa. Questo però non esclude, secondo la Procura, la natura invasiva del dispositivo, giudicato in grado di oltrepassare i limiti della normale vigilanza domestica. L’aspetto più delicato del caso riguarda proprio la competenza tecnica dell’indagato, che – secondo l’ipotesi accusatoria – avrebbe sfruttato le sue conoscenze in ambito informatico per trasformare un sistema pensato per la sicurezza in uno strumento di controllo continuo, percepito dalla vittima come ossessivo, invasivo e lesivo della sua libertà personale. Ora l’uomo, incensurato, rischia il rinvio a giudizio. Sullo sfondo, una vicenda che riapre il dibattito sul confine sempre più sottile tra protezione della proprietà e violazione della sfera privata altrui, in un’epoca in cui la tecnologia, se usata impropriamente, può diventare arma di disturbo anziché scudo di difesa.