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Esiste una varietà di pomodoro tutta sarda: di cosa stiamo parlando?

All’inizio dell’Ottocento, il pomodoro non era più una novità esotica: si aggirava già con disinvoltura tra gli orti di Spagna, Francia meridionale e Sud Italia. Ma è in Sardegna che accadde qualcosa di davvero curioso: gli orticoltori dell’isola iniziarono a stendere i pomodori al sole, proprio come si fa con i panni dopo il bucato. Così nacque una delle prime tecniche di conservazione: l’essiccazione solare. Un’idea tanto semplice quanto geniale, che permise di gustare il rosso ortaggio anche d’inverno, quando l’orto dorme.

Oggi l’Italia è ancora un campione mondiale in fatto di pomodori, con una mappa colturale che somiglia quasi a un catalogo di gioielli rossi. Tra questi, uno in particolare brilla per carattere e bellezza: il camone. Non è un nome inventato per moda: è il soprannome sardo di un piccolo grande pomodoro nato a metà Novecento, proprio per difendere le serre da malattie vegetali piuttosto fastidiose. Da lì si è fatto strada in Sicilia, Puglia, Piemonte, ma è in Sardegna che continua a dare il meglio di sé.

E che aspetto ha, questo camone? Tondo e compatto, sembra un piccolo pianeta, con la buccia liscia e lucida. Ma la vera sorpresa è il colore: un rosso scuro intenso attraversato da striature verdi nella parte alta, come se fosse stato spennellato a mano da un pittore un po’ ribelle. Queste “spalle” verdi non spariscono neanche a piena maturazione: sono il suo tratto distintivo, la firma d’autore.

La polpa è soda, croccante, con un sapore che gioca tra l’acidulo e il dolce, con una punta sapida che lo rende irresistibile nelle insalate e nei piatti freddi. Niente cottura, grazie: il camone vuole essere gustato così com’è.  E non è solo buono: è anche un piccolo concentrato di benessere. Dentro ci sono vitamina C, carotenoidi e potassio, un trio perfetto per chi vuole mangiare sano senza rinunciare al gusto.

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