Durante l’ultimo massimo interglaciale, avvenuto tra circa 126.000 e 119.000 anni fa, il livello del mare si innalzò fino a 8 metri sopra l’attuale quota, secondo alcuni studi paleoclimatici. Questo fenomeno, come ci spiega il paleontologo Daniel Zoboli, ebbe un impatto significativo sul territorio oggi occupato dal Campidano di Cagliari, che in larga parte si trovava sommerso dalle acque.
Una ideale ricostruzione paleogeografica mostra che, in quel periodo, il mare formava due insenature principali, separate dai colli di Cagliari e dalla paleo-isola oggi corrispondente all’area di Sant’Elia e della Sella del Diavolo. Le attuali località di Uta, Assemini, Elmas, Quartu Sant’Elena e Quartucciu si trovavano in buona parte sotto il livello marino, come testimoniato dai sedimenti del periodo Tirreniano.
Questi depositi marini contengono una fauna a molluschi significativamente diversa da quella mediterranea odierna. Alcune delle specie presenti all’epoca appartenevano infatti alla cosiddetta categoria degli “ospiti caldi”, oggi tipici delle coste del Senegal e di altre aree tropicali dell’Africa occidentale. Ciò suggerisce un clima più caldo e condizioni ambientali profondamente differenti da quelle attuali.
Un’ipotetica veduta di Cagliari risalente a circa 120.000 anni fa mostrerebbe uno scenario radicalmente diverso, con la città moderna in gran parte sommersa e la paleo-isola di Sant’Elia emergente sullo sfondo, a dominare un paesaggio marino suggestivo e ricco di biodiversità.