C’è un luogo, nascosto tra le pieghe selvagge del Supramonte, dove la roccia racconta segreti antichi e la pietra si trasforma in poesia: è Sa Rutt’e su Meraculu, la Grotta del Miracolo, un nome che non promette troppo, ma semmai troppo poco.
Scavata nel cuore delle pendici di Baccu Erettili, a strapiombo sulla spettacolare Cala Sisine, questa meraviglia calcarea è il risultato millenario del lento e inesorabile lavorìo dell’acqua. Un processo geologico che ha scolpito un autentico capolavoro sotterraneo, lungo 200 metri, dove la temperatura è sempre di 17 gradi, come un abbraccio stabile nel tempo.
Entrarci è come aprire il sipario su un teatro naturale dove la natura, in veste di artista solitaria, ha dato il meglio di sé: stalattiti e stalagmiti che sembrano danzare nel silenzio, pisoliti che sembrano perle fossili, vaschette che riflettono la luce come specchi antichi e pavimenti lucidi che paiono cesellati a mano.
Il percorso, stretto e suggestivo, inizia tra stalagmiti bizzarre che ricordano cavolfiori di pietra, fino a sfociare in un’ampia sala centrale alta sei metri e lunga più di cento: un tripudio di forme surreali e giochi di luce che sembrano usciti da un sogno. C’è una colonna a forma d’anfora, una clessidra che sfida il tempo, un ranocchio pietrificato nel suo salto e persino una “sala del tesoro”, dove l’immaginazione corre libera.
Grazie a un sentiero interno perfettamente integrato nell’ambiente, si possono ammirare da vicino queste meraviglie, seguendo il filo di una narrazione geologica che non ha ancora finito di svelarsi: alcune cavità restano ancora da esplorare, come pagine bianche di un libro ancora in scrittura.