Lo sapevate? Come si dice “orologio” in sardo?
Sapete come si dice “orologio” nella variante sarda campidanese?
La lingua sarda è una vera e propria cassa di risonanza della storia e delle tradizioni dell’isola. Con il suo bagaglio ricco di sfumature, derivanti dalle tante dominazioni che si sono susseguite nei secoli, il sardo si arricchisce di vocaboli unici, che nelle diverse varianti locali acquisiscono significati e suoni particolari. Ecco perché oggi vi porto a scoprire una curiosità linguistica che vi farà sorridere e vi farà apprezzare ancora di più la bellezza di questa lingua. Ebbene, in campidanese “orologio” si dice “Arrelogiu”, una parola che fa subito pensare al suono e al ritmo del tempo che scorre. E non finisce qui: c’è anche una variante, “Arralogiu”, che con la sua musicalità sembra quasi un’eco del passato. Ma le sorprese non sono finite, perché la clessidra, che è pur sempre un tipo di orologio, ha il suo nome in sardo: “Arrelogiu de acua” o “Arrelogiu de arena”, a seconda che si parli di quella che usa l’acqua o quella che usa la sabbia per misurare il tempo. Ma da dove nasce questa parola? La risposta ci arriva dallo spagnolo “reloj”, un termine che ha attraversato i secoli e che si è radicato nel nostro lessico sardo, unendo la nostra isola alla storia di tanti altri popoli. Ecco dunque che un semplice “orologio” diventa un viaggio nel tempo e nella lingua, un piccolo scrigno di curiosità da scoprire.