Lo sapevate? Come si dice sedia in sardo campidanese?
Come si dice “sedia” in sardo campidanese? Eh no, non si dice “sedia”, troppo facile.
In sardo campidanese si dice “cadira”! E già qui possiamo iniziare a fare selezione: chi lo sa è probabile che abbia passato almeno un Natale in un paese del Sud Sardegna, chi non lo sa… be’, c’è sempre tempo per imparare! Il sardo è una lingua ironica e simpatica, che si presta a mille usi, giochi di parole, proverbi, battute, e che ha una musicalità tutta sua, capace di trasformare anche una semplice sedia in un oggetto carico di storia e significati. Proprio come nel film “Tre uomini e una gamba”, dove la famosa “prova della sedia” serviva per smascherare gli impostori, anche qui potremmo usare la “cadira” come test di sardità: “Sai cos’è una cadira? No? Mi dispiace, sei fuori!”
Ma attenzione, la cadira non è mica solo una parola: è quasi un totem della cultura sarda. In tempi antichi, nel Campidano, la sedia si costruiva con la ferula, una pianta spontanea che cresce ovunque nell’isola, e si impagliava con i giunchi. Roba d’artigianato vero, mica plastica e viti svedesi! E poi c’era “sa cadira de paralimpu”, che non era il trono degli dei ma… quasi: era la sedia più sgangherata e traballante della casa, riservata con amorevole disprezzo al povero “paraninfo”, l’ambasciatore d’amore mandato a chiedere la mano della ragazza da parte di un giovanotto non gradito. Appena si sedeva – patatrac! – e cadeva giù, capiva al volo che la risposta era no, senza nemmeno dover aprire bocca. Un linguaggio universale, altro che WhatsApp! Per i bambini invece c’era “sa cadiredda”, una seggiolina piccola piccola, perfetta per chi ancora non tocca i piedi a terra. E se si andava in chiesa? Allora si portava “sa cadira de andai a cresia”, un vero e proprio genuflettorio portatile: da una parte si sedeva, dall’altra ci si inginocchiava, perché si sa, la messa è lunga e le ginocchia ringraziano.
Insomma, dietro questa parola apparentemente semplice c’è un mondo di tradizioni, di ironia, di ingegno popolare e anche di un pizzico di vendetta domestica ben organizzata. La prossima volta che sentite “cadira”, fate un bel sorriso: non è solo una sedia, è un pezzo di Sardegna.