Lo sapevate? Come si dice ravanello in sardo campidanese?
La lingua sarda sa essere ironica e tagliente al tempo stesso e dalle parole nascono detti che lasciano il segno. Sapete come si dice ravanello in sardo e quali usi vengono fatti con questa parola? Scopriamolo insieme in queste righe.
Preparatevi, perché state per scoprire un piccolo capolavoro della lingua sarda, una di quelle parole che, oltre a indicare un semplice ortaggio, si portano dietro un intero mondo di ironia e sottintesi. Il protagonista di oggi è il ravanello, quel simpatico tubero che nei mercati fa bella mostra di sé con il suo rosso acceso e il cuore bianco croccante. Ma attenzione, perché in sardo campidanese il ravanello non è solo un innocente vegetale da insalata, è anche un’arma affilatissima di sarcasmo e scherno.
In sardo, il ravanello può essere chiamato in vari modi: ravunellu, arravunellu, ma nel Campidano la parola più diffusa è senza dubbio arrega o arreiga. E fin qui, tutto tranquillo, direte voi. Un semplice nome per un semplice ortaggio, giusto? E invece no, perché i sardi, con la loro innata capacità di trasformare qualsiasi cosa in un modo per prendere in giro il prossimo, hanno ben pensato di dare a questa parola anche un significato tutt’altro che botanico. Infatti, quando qualcuno viene definito arreiga, non si sta certo sottolineando la sua freschezza o il suo valore nutrizionale, bensì la sua scarsa brillantezza intellettuale. Avete presente l’espressione italiana “testa di rapa”? Ecco, il concetto è lo stesso, ma detto alla sarda suona ancora più diretto e impietoso.
L’origine di questa associazione? Facile: s’arreiga è il ramolaccio, una specie di rapa dall’aspetto non proprio nobile ma questa parola viene utilizzata anche per indicare il ravanello normale. E così, nel dialetto campidanese, dare dell’arreiga a qualcuno equivale a dire che è poco sveglio, non proprio un fulmine di guerra in fatto di arguzia. Un insulto? Non proprio. Diciamo piuttosto un modo affettuosamente spietato per descrivere chi, diciamo così, non brillerebbe neanche se coperto di lustrini.
Quindi, la prossima volta che qualcuno vi chiama arreiga, sappiate che non vi sta facendo un complimento. Ma, d’altra parte, potreste sempre rispondere con un bel sorriso e un’alzata di spalle: in fondo, essere paragonati a un umile ravanello non è poi così male. Almeno siete croccanti.