Site icon cagliari.vistanet.it

Lo sapevate? Che cosa è in sardo la “cardanca”?

Una zecca

Una zecca

Lo sapevate? Che cosa è in sardo la “cardanca”?

La lingua sarda è un capolavoro di sfumature, ironia e, diciamocelo, autentica brutalità poetica. Prendiamo cardanca: un termine che fa sorridere, ma che nasconde una verità tagliente come una lama ben affilata.

Se pensate che sia un dolce tipico o un ballo folkloristico, mi dispiace deludervi: siete fuori strada e anche di parecchio.

Nel Campidanese, la cardanca è la zecca, quell’adorabile parassita che si attacca alla pelle e non molla la presa neanche a pregarlo in ginocchio. E qui scatta l’ironia: perché, proprio come in italiano, la cardanca non è solo un insetto schifoso, ma anche quella persona appiccicosa, tediosa, che ti sta addosso come un debito a fine mese.

Ma aspettate, non è finita. Cardanca può significare pure collare per cani (e a questo punto, il collegamento con la zecca è più che chiaro). Ma non solo: vuol dire anche truffa, inganno, fregatura. E se pensavate che fosse già abbastanza, vi svelo l’ultima chicca: in passato, la cardanca era anche il ceppo a cui venivano legati i condannati. Da qui nasce il pittoresco anatema sardo “Chi t’accapint a sa cardanca”, ovvero, “Che ti attacchino al ceppo del condannato”. Un augurio carico di poesia e amore fraterno, non c’è che dire.

Insomma, cardanca non è solo una parola: è un’intera enciclopedia di sfiga, appiccicosità e giustizia medievale. E voi, in quale accezione preferite usarla?

Exit mobile version