Lo sapevate? Che cosa vuol dire in sardo “pindaciai”?
Sardegna terra chiusa, luogo di inimicizie e scontri: qui entra in ballo il termine “pindaciai”. Sapete che cosa vuol dire?
Lo sapevate che in Sardegna esiste una parola, “pindaciai”, che racchiude un concetto tutto particolare? In una terra dove le valli e le montagne sembrano custodire antiche storie di faide, rancori e scontri, “pindaciai” è un termine che evoca qualcosa di oscuro e misterioso, un po’ come la nebbia che avvolge le vecchie tradizioni sarde. Se vi siete mai chiesti cosa possa significare, beh, preparatevi a scoprire una parola che affonda le sue radici nel cuore della cultura isolana. “Pindaciai” significa letteralmente portare la jella, lanciando un malocchio o, peggio ancora, maledire qualcuno con una forza misteriosa, come una maledizione che si tramanda da generazioni. Ma come nasce questo termine? In Sardegna, terra che per secoli ha visto susseguirsi lotte tra famiglie e comunità, prima che i conflitti esplodessero, ci si lasciava andare a un preavviso sottile, un segno che precedeva i rancori. Quella figura, tanto temuta quanto misteriosa, che rappresentava il portatore del malocchio, veniva chiamata “su pindaciu”, ovvero “lo iettatore”. E così, tra invidie e gelosie, quando si parlava di qualcuno che si divertiva a spargere cattivi auspici, la parola “pindaciai” veniva usata per descrivere questo atto di lanciare il malocchio, di invocare la sfortuna su qualcun altro, come un’ombra che si allunga su una giornata di sole. Un ricordo di tempi lontani, ma che, come molte tradizioni sarde, ha la capacità di affiorare ogni tanto, per farci riflettere su un passato che, in fondo, non è mai del tutto scomparso.