Le ciliegie, autentico simbolo della stagione, rappresentano uno dei frutti più amati e deliziosi che la natura possa offrire. La loro dolcezza irresistibile e la consistenza succosa le rendono una vera gioia per il palato, soprattutto durante i mesi in cui raggiungono il loro massimo splendore. In Sardegna, terra di tradizioni e biodiversità, questo frutto assume un fascino particolare grazie alla straordinaria varietà di specie presenti sull’isola.
Ogni sub-regione sarda ha un legame speciale con le ciliegie, tanto che il loro nome varia significativamente a seconda della zona: in alcuni luoghi vengono chiamate cerexia, in altri ceresia, kariasa o ariasa. Questa ricchezza di denominazioni non è solo una curiosità linguistica, ma riflette la profondità della cultura e delle tradizioni locali, dove ogni varietà di ciliegia racchiude sapori unici e storie di coltivazione tramandate di generazione in generazione.
Nomi diversi, ma tutti derivanti da una radice greca comune: kérasos. Questo frutto può derivare da due specie botaniche differenti: il ciliegio dolce (chiamato Prunus Avium) e il ciliegio visciolo (Prunus Cerasus), quello delle marasche e delle amarene che sono generalmente ritenute ciliegie acide.
Tuttavia grazie alle ricerche condotte dall’azienda sperimentale del CNR (Centro Nazionale di Ricerca) a Nuraxinieddu (OR) e quelle dell’Ispa (Istituto di scienze delle produzioni alimentari, sezione di Sassari), oggi possiamo dire che vi sono la bellezza di venticinque varietà di ciliegie sarde, eccone alcune:
Ciliegia furistera: prodotta particolarmente nel Montiferru, è una ciliegia croccante e dolce
Ciliegia tenalgia: molto piccola ma dall’aroma intenso
Ciliegia carruffale: dal gusto agrodolce
Ciliegia Comuna: coltivata insieme alla Cordoffali, nei territori di Lanusei
Ciliegia Ispiritu o Barracocca: nota per essere particolarmente adatta alla conservazione nell’acquavite.