Lo sapevate? Nel lontano maggio del 1882, un diciannovenne Gabriele D’Annunzio, appena divenuto celebre, decise di partire alla scoperta della Sardegna, un’isola che fino ad allora aveva solo sognato e immaginato tra le pagine dei libri e i racconti di altri viaggiatori. Quella che trovò fu una terra ancora intatta, primitiva, selvaggia, immersa nella potenza della natura e libera da ogni traccia di modernità e cemento. Rimase folgorato, rapito da un incanto che lo accompagnò per tutta la vita, come una melodia segreta che gli batteva nel cuore. Quel viaggio fu unico, ma bastò per scolpire in lui un amore eterno, un legame che non si affievolì nemmeno con il passare degli anni. La chiamò “terra magica”, e fu davvero così per lui: un luogo dove il tempo sembrava fermarsi, dove i paesaggi parlavano all’anima e la luce del sole accendeva pensieri e versi. Un incontro che cambiò per sempre il modo in cui vedeva il mondo, e che portò con sé fino agli ultimi giorni della sua esistenza.
Sbarcò a Terranova (l’odierna Olbia) con due collaboratori della rivista romana Capitan Fracassa e visitò dapprima Alghero, Nuoro e Oliena. Durante il soggiorno nel paese barbaricino il poeta e scrittore ebbe modo di assaggiare il vino Nepente, di cui tesse le lodi nella prefazione del libro dell’amico tedesco Hans Barth “Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri”. Scrisse: “Non conoscete il nepente d’Oliena neppure per fama? Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi e scegliereste per vostro eremo una di quelle cellette scarpellate nel macigno che i Sardi chiamano Domus de Janas, per quivi spugnosamente vivere in estasi fra caratello e quarteruolo”.
Poi fu la volta di Villacidro; qui D’Annunzio rimase estasiato dalla cascata Sa Spendula tanto da scriverne una poesia dall’omonimo titolo. Anche la tappa a Cagliari fu di grande ispirazione per il Vate. In particolare, la visione delle bianche piramidi delle saline di Molentargius fu lo spunto per la poesia “Sale”. Nella Sardegna meridionale e a Cagliari D’Annunzio vide molte similitudini con il Nord Africa tanto che, nella poesia “Sotto la Lolla”, paragona certi paesaggi e panorami, oltre che i volti delle persone, proprio all’Africa settentrionale.
Durante il suo soggiorno sardo, il poeta promise di scrivere un libro con foto, storie e testimonianze, ma non se ne fece più nulla. Rimasero però degli articoli, reportage e lettere a testimonianza dell’amore del Vate per la nostra isola. La Sardegna, dunque, lo stregò a tal punto che sognò sempre di farvi ritorno. “Ho nostalgia della Sardegna da dodici anni, come d’una patria già amata in una vita anteriore”, scrisse nel 1893 in una lettera indirizzata al giornalista Stanis Manca. Nonostante le intenzioni, per varie vicissitudini non poté più tornare.