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La grande storia d’amore di Antonio e Matilde a Sadali, paese degli innamorati

Di Rita Coda Deiana

Beato l’Amore vissuto in piena corrispondenza, in cui il duale più che annullarsi si fonde in una moltiplicata potenza. Parlare d’amore è come lanciare una bottiglia con un messaggio nell’oceano, bisogna soltanto attendere che qualcuno la raccolga e legga il messaggio contenuto al suo interno.

La natura ci ha dato la ragione per assaporare fino in fondo la bellezza del sentimento dell’amore e prendersi cura di una persona è prendersi cura della propria parte fragile, quella parte di noi che si è affidata. Il sentimento dell’amore è come un ceppo, ha bisogno della prima scintilla per ardere.

Il vero sentimento dell’Amore è una melodia del tenue disegnarsi di un’onda calda e suadente di note antiche, intelaiate in una ragnatela cosmica che dall’alto dell’intuizione si gettano sulla Terra per essere rese immortali e libere dal giogo del tempo…proprio come la storia senza tempo che andrò a narrarvi.

Una storia di autentici sentimenti, dove l’Amore non uccide, ma trionfa. Una grande storia d’Amore, immensa come l’oceano, racchiusa in una goccia d’universo. Una storia dalla fragilità robusta, consapevole, una forza che dà ragione all’umiltà anche quando si sa che si deve raccogliere quella forza da un mosaico indistinto di frammenti di vetro. Questa meravigliosa storia d’amore vede come protagonisti due giovani ragazzi, Antonio e Matilde…Mitrida.

Antonio nasce a Sadali il 25/09/1882, figlio di Pilia Francesco e Pilia Venanzia, entrambi di Sadali; fratello maggiore di Marianna Maribegna Severina e di Vitalia. La giovane Matilde Emanuela Luigia nasce a Suelli il 19/02/1881, figlia di Fenu Giuseppe Maria di Suelli e di Mura Efisia di Senorbì; sorella di ben altri cinque fratelli: Battistina, Virgilio, Maurizio, Severino ed Ersilia.

Il giovane Antonio partecipò alla guerra del 1915/18 e fu inviato in Grecia ai confini con la Turchia. La famiglia di Matilde, proveniva dalla Trexenta, all’inizio viveva ad Arixi e poi si trasferì a Sadali negli anni 1882/83. Il padre di Matilde, Fenu Giuseppe Maria, fu il primo insegnante elementare, (allora denominato precettore) del comune di Sadali (1883), già insegnante ad Arixi e a Suelli. Anche il nonno di Matilde, Fenu Giovanni fu a sua volta precettore.

E’ nel cuore della Barbagia di Seulo, nel paese di Sadali, noto per essere il Paese dell’Acqua, in uno scenario antico e primordiale, accompagnato dal ritmo fluido che scorre nei fiumi e cascate che caratterizzano questo paese meraviglioso, dove l’acqua con il suo significato profondo di vita, serpeggia tra i meandri del tempo, portando con sé antica conoscenza e memoria, dove è facile incontrarsi tra le vie del paese, che nasce la storia d’amore di Antonio e Matilde. Un giorno Antonio armatosi di coraggio, comunicò al padre di essersi innamorato di Matilde, che le sue intenzioni erano serie e che il suo grande desiderio era quello di sposarla.

La famiglia di Antonio era benestante lo si poteva riscontrare anche dall’abitazione dove viveva con la famiglia.

A quei tempi era una delle abitazioni più vistose del paese. Erano anche allevatori e proprietari di bestiame, mentre Matilde era figlia di un insegnante, e a quei tempi gli insegnanti, non percepivano un’elevata remunerazione, venivano pagati dai comuni dove esercitavano la professione dell’insegnamento. Tra le due famiglie degli innamorati, quindi era presente un divario economico.

Da una parte la famiglia di Matilde acculturata e dall’altra quella di Antonio, dove era presente la ricchezza materiale. Per questa differenza economica, Pilia Francesco, padre di Antonio, negò l’assenso al matrimonio del figlio con la giovane Matilde. Ma il grande Amore che Antonio sentiva per la sua innamorata prevalse su tutto. Così il giovane Antonio, sconfortato dal diniego del padre Francesco, una mattina salì sull’Omnibus, la carrozza trainata dai cavalli, per intraprendere il lungo viaggio da Sadali verso la città di Cagliari, dove Antonio acquistò una pistola con i proiettili, con l’insano desiderio, di porre fine alla sua vita che non riusciva a immaginare senza avere accanto la sua
amata Matilde.

Un gesto d’amore per la sua anima gemella e un torto contro il padre Francesco, che gli impediva l’amore con la sua amata. Antonio, per far rientro a Sadali, viaggiò con il treno da Cagliari fino a Villanovatulo, scese alla stazione e poi rientrò a Sadali a piedi attraversando il Flumendosa.

Quando finalmente giunse a Sadali si fermò sotto le fronde del grande olmo presente nel paese, e sedendosi senza
alcun indugio si sparò due colpi di pistola alla testa. L’indomani mattina, Antonio esanime, venne ritrovato da due paesani, che lo accompagnarono subito a casa, dove la famiglia gli prestò le prime cure e avvisò subito dottor Loi di Seui, ma insieme al medico, accorsero anche i carabinieri. Il medico riuscì ad estrargli le due pallottole dalla testa e purtroppo, i carabinieri dovettero stilare un verbale e denuncia nei confronti dello sfortunato Antonio. I carabinieri sequestrarono la pistola, i proiettili estratti dalla testa di Antonio e le pallottole non utilizzate.

Nei quindici giorni successivi al gesto disperato di Antonio, dettato dal suo amore per Matilde, lo sventurato innamorato, ripresosi quasi per miracolo, venne denunciato dai carabinieri alla Pretura di Seui per diversi reati: porto abusivo d’armi, spari in luogo pubblico…Fu allora che il padre Francesco ormai vedovo, e sindaco del paese di Sadali, resosi conto del grande e forte sentimento che il figlio Antonio nutriva per la giovane Matilde, diede il suo assenso all’unione tra i due giovani innamorati.

Antonio si sparò il 20 Maggio 1908 e il 23 Settembre dello stesso anno, i due giovani finalmente si sposarono, Antonio aveva 26 anni e Matilde 27. Il 23 Dicembre dello stesso anno, Antonio venne richiamato dal Pretore di Seui per il processo riguardante i reati di cui era accusato, ma il giovane Antonio alla fine venne assolto. Antonio e Matilde alla fine riuscirono a coronare il loro amore. Da questo grande Amore nacquero cinque figli: Dionigi, Maurizio, Guido, Francesco e Rosaria. Di cui uno morì, Maurizio, per una situazione particolare, dove con altri due amici, rimasero per più giorni al freddo all’interno di un inghiottitoio naturale “Sa Ucca Manna“, che raccoglieva e raccoglie ancora oggi le acque delle sorgenti del paese di Sadali.

In quegli anni si recò a Sadali un imprenditore toscano, signor Martini che si occupava di prodotti caseari, alla ricerca di un bravo pastore per la lavorazione del formaggio.

Quando conobbe Antonio e la sua maestria nella lavorazione del formaggio lo assunse immediatamente. Fu così che Antonio e Matilde con tutta la famiglia, si trasferirono a Cagliari, dove ad Antonio venne affidato il caseificio di Bingia Matta. Passarono gli anni e Antonio divenne ancora più bravo nella lavorazione dei formaggi e l’imprenditore toscano Martini, gli affidò la conduzione di tre caseifici: quello di Bingia Matta a Cagliari, quello di Siliqua dove venne assunto anche il figlio Dionigi che poi ne divenne il direttore, e infine il caseificio di Castiadas realizzato nel 1903 all’interno della colonia penale per la lavorazione del latte in pregiato formaggio e burro. Antonio si spostava a cavallo per raggiungere i tre caseifici e intorno al 1956/57 un signore di Sadali di nome Carcangiu, lo contattò per realizzare un caseificio nel paese e chiese ad Antonio informazioni come poterlo realizzare.

Antonio ormai esperto, gli diede tutte le delucidazioni e informazioni possibili e il signor Carcangiu costruì un caseificio a Sadali. Antonio seguì i lavori per la nascita del caseificio, il proprietario signor Carcangiu acquistava le forme del formaggio dai pastori locali, ma acquistava anche il latte che poi veniva lavorato all’interno del caseificio. Antonio era molto preparato in materia di preparazione dei formaggi, e quando le forme di formaggio
presentavano delle spaccature all’interno del caseificio, il formaggio veniva rimpastato e ammorbidito, la spaccatura veniva risaldata , con una patina realizzata con olio d’oliva e una terra nera che importavano.

Antonio e Matilde e il figlio Dionigi

Il formaggio prodotto nel caseificio di Sadali veniva esportato quasi tutto in Argentina, perché il signor Carcangiu aveva due fratelli frati in Argentina e quindi c’era il commercio tra Sadali e i fratelli Carcangiu che vivevano in Argentina che provvedevano a far conoscere il formaggio di Sadali. Antonio seguì l’andamento di questo caseificio fino agli anni 1964/65 come revisore. Antonio e Matilde, che ormai non sono più in vita, sono due cuori che hanno e che continuano a sprigionare affetto, sentimento, sintonia e che non saranno mai lontani, ma continueranno ad amarsi anche nelle pieghe del tempo. Il loro è stato un viaggio di veri sentimenti, dove il sentire o il vivere l’esperienza dell’amore, ha dato sapore alla vita, all’incessante divenire.

Non è poca cosa, anzi è in quella differenza che si fa sentiero l’esperienza del vero amore, la conoscenza dell’altro con tutti i rischi e le gioie che comporta. Raggiungere la consapevolezza di questo percorso, è la meta di ognuno.

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