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La lenticchia nera di Calasetta, una coltivazione praticata esclusivamente nelle campagne del paese

Foto: Laore Sardegna – Francesco Sanna

Caratterizzano questa lenticchia la cottura di breve durata e omogenea, un sapore rustico con sentore di
vegetale che richiama altri legumi. Al palato si rileva la leggera fibrosità dei tegumenti. La pianta può superare il metro e mezzo d’altezza; la vegetazione per via del peso si adagia al suolo. I baccelli sono lunghi 3-5 centimetri e presentano dai 3 ai 4 semi di forma tondeggiante, leggermente appiattita, di colore marrone/grigio scuro con striature e puntinature nere.

Foto: Laore Sardegna – Francesco Sanna

Il periodo di semina varia fra novembre o fine gennaio, inizio febbraio. Se la semina è avvenuta in autunno, la fioritura sarà nei mesi di marzo-aprile. Nelle semine di fine inverno, questa si sposta ai mesi di aprile-maggio. La raccolta avviene con l’estirpazione delle piante, lasciate poi al sole nelle aie per completare la loro essicazione. Nelle stesse aie si procede, utilizzando un bastone di legno, alla battitura delle piante secche al fine di provocare la rottura dei baccelli e la fuoriuscita dei semi. Utilizzando dei rastrelli si elimina la parte grossolana della pianta. La parte rimanente viene sottoposta a ventilazione e cernita che consentono la separazione dei semi dagli altri residui.

Per le operazioni in campo vengono utilizzati attrezzi agricoli manuali: setacci per la cernita e pulizia delle lenticchie e un bastone in legno (su mallu, il maglio) per la battitura delle piante secche finalizzata alla rottura dei baccelli e alla fuoriuscita dei semi. Anticamente il prodotto veniva conservato in sacchetti di tela, trasena in dialetto calasettano, attualmente in contenitori a chiusura ermetica in locali privi di umidità e in assenza di luce.

Storia e tradizione – Si ipotizza l’origine nord africana della pianta legata al fatto che presenta un portamento o comportamento vegetativo non riscontrabile in altre lenticchie coltivate nel territorio regionale. La coltivazione della lenticchia a Calasetta è stata importata presumibilmente dall’isola di Tabarka, sulla costa tunisina. Nel 1770, quarantotto famiglie di origine ligure che abitavano a Tabarka, chiesero al re Carlo Alberto di poter colonizzare l’isola di Sant’Antioco e dare origine alla comunità di Calasetta. In passato la coltivazione avveniva fra i filari delle vigne che allora insistevano numerosi nel territorio. Era usata dai contadini come merce di scambio per i prodotti della pesca. La coltivazione era realizzata e utilizzata esclusivamente da famiglie povere come fonte proteica, non potendo accedere alla carne. Come un tempo, la coltivazione è praticata esclusivamente nelle campagne di Calasetta.

I PAT sono prodotti le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni.

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