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Lacrime, commozione e amore senza fine per l’unico, insuperabile Gigi Riva. Addio campione

Un grande silenzio, squarciato da un applauso sobrio e discreto, come sarebbe piaciuto a lui, al grande, leggendario Gigi Riva. In un tipiedo e assolato pomeriggio di gennaio, davanti al mare di Cagliari, quel mare che ha tanto amato quando era in vita, la salma di Rombo di Tuono è arrivata per l’ultimo saluto del suo popolo. Ad accoglierlo una grande bandiera con il numero 11 stampato sopra, le sciarpe degli Sconvolts alzate verso il cielo, un grande striscione.

Sui banchi della grande Basilica una platea di campioni assoluti e di figure istituzionali di primo livello del calcio italiano: Buffon, Spalletti e Cannavaro, Albertini, Peruzzi, Tardelli, Zola e Perrotta, Malagò, il Cagliari Calcio al completo guidato da mister Ranieri, un ilche appena entrato è andato a salutare commosso gli amati figli del campione.

Ma anche i tanti parenti e gli amici di sempre, quelli che ci sono ancora. Tomassini, Brugnera e gli altri, Giacomo, il titolare di Stella Marina di Montecristo, il ristorante dove Gigi Riva amava mangiare quasi quotidianamente in un tavolo a lui dedicato.

“Lo sport è come la vita, arte, gioia e disciplina – ha detto Monsignor Giuseppe Baturi nel corso dell’omelia -. Porta educazione per sé, nel corpo e nella mente. È un dono del creatore, aiuta a vivere in modo equilibrato e forte. In questi giorni abbiamo celebrato tutto questo, ma anche e soprattutto altro. Abbiamo ricordato i meriti dello sportivo, la sua riservatezza, le sue passioni e le malinconie mai gridate. Qualcosa che non si può né vendere né comprare. Non sorprende l’affetto di quella che è stata la sua dimora di una vita. Una casa piena di libertà e rispetto. Qui ha piantato la tenda della sua famiglia, sì è sentito parte di questa terra che, piena di gratitudine, lo ha amato con profondo rispetto. Il cuore di Cagliari ora lo saluta. L’eternità di Dio è la dimora adeguata all’abisso del cuore dell’uomo. Molte sono le immagini di questi giorni. L’eleganza della corsa, la potenza del gesto, la rovesciata di Vicenza, l’esultanza spontanea in Messico, a braccia alzate nel cielo. Corri di nuovo caro Gigi e tendi di nuovo quelle tue braccia al cielo. Corri e guarda in alto, noi preghiamo perché il Signore ti venga incontro. Dio sia la tua dimora per sempre, vivi nella pace”.

Commovente il messaggio del figlio Nicola al termine della Messa: “Grazie a tutti di essere qui. Tenevo troppo a ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini, il Comune di Cagliari, il Cagliari Calcio, il sindaco e le altre autorità, il ministro Abodi e il presidente Malagò, la Figc. Il ringraziamento più grande è per tutte le persone che hanno partecipato alla Camera ardente, pazienti, al freddo. Abbiamo cercato di stringere le mani a ognuno di loro. Ci hanno detto ‘è stato un grande uomo’ non un grande calciatore. Mi viene da fare le condoglianze io a loro, è come se anche loro avessero perso un parente. Gli ultimi anni ce lo siamo goduti un po’ di più noi e ci ha fatto piacere. So che ai cagliaritani è mancato. Spero con tutto il cuore che papà possa rivedere la sua mamma, la persona che ha amato di più. Se n’è andato come voleva lui perché era impossibile convincerlo di qualcosa”.

E alla fine il tramonto, il saluto delle motovedette, e i cori degli ultrà. “Un Gigi Riva c’è solo un Gigi Riva”. E rombo di tuono ora vola verso il cielo, velocissimo, come quando giocava, ma spinto questa volta dal suo popolo fedele e riconoscente.

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