Pesanti insulti sessisti a una giovane arbitra sarda. Mandas: “Educhiamo al rispetto”
A denunciare l'accaduto sui social Gianluca Mandas, allenatore della Frassinetti Elmas under 17 : "Una violenza verbale, brutale e sessista che nessuno dovrebbe ricevere. Federica ama il calcio e dedica tempo ed energia al suo ruolo di arbitro. Gli insulti non possono trovare spazio nello sport"
“Gli insulti non possono trovare posto in uno sport che dovrebbe essere un momento di unione e divertimento. Nel mio piccolo mi impegno quotidianamente, educando i miei atleti al rispetto assoluto per gli arbitri e gli avversari. Diamo il nostro sostegno morale alla giovane Federica e a tutti gli arbitri” conclude Mandas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La prima donna arbitro d’Italia fu una ragazza cagliaritana. Ecco la sua storia
Per "mettere la gonnella" a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.
Donne sarde, donne di carattere. Lo si dice spesso e a volte la storia interviene a corroborare questa tesi. Un primato in rosa molto particolare spetta infatti a una donna sarda, Grazia Pinna, cagliaritana residente in Toscana. Nel febbraio del 1979 passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.
Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.
Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.
Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA