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In Bolivia per operare al cuore i bimbi poveri: il cardiochirurgo Stefano Congiu e il suo team

“Quello che mi resta più impresso, dopo le nostre missioni, sono le storie che accompagnano ogni caso. Storie di vita incredibili, come quella della madre single con la bimba affetta da cardiopatia e sindrome di down: ha dovuto vendere tutto per provare a far operare la figlia in Argentina. Poi le hanno fatto sapere che in Bolivia eravamo arrivati noi”, racconta il cardiochirurgo cagliaritano. Storie per noi inimmaginabili, fatte di sofferenza, sacrifici, privazioni, di persone che non sono mai salite su un aereo o di madri che per provare a salvare la vita dei figli restano senza un tetto sulla testa.

Storie che hanno il dovere di farci riflettere: perché se qui abbiamo la fortuna di poterci o farci curare, sacrosanto diritto, ci sono persone nate in quel lato del mondo in cui questa sorte non è dalla loro parte. Quella madre single, per concludere il racconto, è arrivata in Argentina (il posto più vicino alla Bolivia in cui avrebbero potuto operare la sua bambina, con costi a intervento che si aggirano sui 30-40mila dollari come nel resto de Sud America, contro i 250mila di Messico o Stati Uniti): qui le hanno detto che le condizioni della figlia erano troppo gravi, “non c’è niente da fare signora, torni a casa”. Rientrata in Bolivia, il team di Healing Little Hearts formato da Stefano Congiu e altri professionisti del settore (infermieri, anestesisti etc) vengono a conoscenza della sua storia, ricoverano la bimba, la operano. “Intervento riuscito perfettamente, ora mamma e figlia sono a casa e stanno bene”, racconta il cardiochirurgo.

E come questa storia ce ne sono tantissime altre, basti pensare che il chirurgo cagliaritano e il suo team raggiungono i Paesi più poveri della terra per salvare giovanissime vite, in India, in Nepal, in Perù e, nel novembre scorso in Bolivia. “Ospedali o strutture in cui non c’è neanche la sala operatoria. Noi arriviamo con valigie cariche di materiali e macchinari, donati spesso dalle case farmaceutiche, montiamo tutti insieme l’attrezzatura che ci serve, in primis la sala di terapia intensiva, ma sistemiamo anche i letti e le lenzuola. Poi, finita la nostra missione, lasciamo tutto ai medici locali, in modo tale che possano utilizzare tutto ciò che, altrimenti non avrebbero mai potuto avere”. Stefano Congiu spiega che, oltre alla mancanza di attrezzatura medica, ciò che non esiste è la possibilità di studiare e formarsi: “Chi è fortunato riesce e venire a Barcellona (dove il chirurgo abita e lavora, ndr) per frequentare il Master in Cardiochirurgia pediatrica, ma in pochi possono, nella speranza poi che tornino a lavorare negli ospedali del loro Paese. Il nostro impegno in loco serve anche a questo: insegnare. Pensate solo che in tutta la Bolivia non esistono cardiochirurghi pediatrici, ci sono solo due cardiochirurghi per pazienti adulti e, oltretutto con prezzi altissimi, qualche volta intervengono sui bambini, ma i risultati sono disastrosi”.

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 Cardiochirurgo Stefano Congiu in Bolivia 9  

La missione di Stefano Congiu con la charity Healing Little Hearts in Bolivia è durata 10 giorni, durante i quali sono stati operati 13 piccoli pazienti con cardiopatie congenite gravi: “Sarebbero morti senza la nostra operazione e adesso sono tutti tornati a casa insieme alle famiglie e con le loro problematiche risolte”. Nell’Hospital Japonés di Santa Cruz sono stati fatti arrivare pazienti da tutto il Paese, tutto a spese della charity con la collaborazione dei Rotary Club di Cagliari e Rotary Club di Santa Cruz locale, che hanno offerto alle famiglie ospitalità, trasferta, vitto e alloggio.

E adesso? “Adesso sto preparando di nuovo valigie e attrezzatura: a giugno torniamo a Katmandu, tanti altri bambini ci aspettano”.

 

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